Elezioni in rosa per l’Arabia Saudita
12 dicembre 2015, data storica per l’Arabia Saudita, ultimo paese al mondo a concedere il diritto di voto al sesso debole. Ebbene sì, nel regno dove tutto è proibito le donne hanno finalmente votato e badate bene, hanno anche avuto la possibilità di candidarsi e correre il rischio di essere elette. Stando ai giornali arabi sarebbero una ventina le donne entrate nei vari consigli comunali.
E così, emozionate e un po’ imbarazzate, le saudite hanno varcato la soglia dei seggi elettorali, seggi assolutamente in “rosa”, nettamente separati da quelli destinati agli uomini, come prescritto severamente dalla shari’a. L’affluenza alle urne sembra essere stata del 25% circa: secondo quanto riportato dalla tv araba Al jazeera sarebbero state più o meno in 130 mila su un milione e mezzo delle aventi diritto al voto le donne presentatesi alle urne. Ad avere invece avuto il coraggio di esporsi e candidarsi sarebbero state poco più di 900, contro quasi 6000 candidati uomini.
Quanto ai nomi delle pioniere della politica rosa saudita, sappiamo che Huda al-Jeraisy, presidente del consiglio esecutivo della Camera di commercio e dell’industria, è stata eletta come previsto a Riyadh. Salma Bint Hizab al-Oteibi è entrata nel consiglio amministrativo a Mecca. Lama al-Suleiman, Rasha Hafza, Sana Abdulatif Abdulwahab al-Hamam and Massoumeh al-Reda hanno ottenuto un posto nel consiglio comunale di Jeddah. Mentre Hinuwf al-Hazmi ha vinto insieme a 13 uomini nel distretto nella regione settentrionale di al-Jawf. Mina Salman Saeed al-Omairi e Fadhila Afnan Muslim al-Attawi si sono aggiudicate un posto nella regione di Tabuk. Due le donne elette nella provincia orientale di al-Asha, ma i loro nomi non sono stati resi noti. Nel distretto di Qatif, nella stessa provincia, è stata eletta Khadra al-Mubarak. Nella provincia meridionale di Jazan un posto è stato ottenuto da Aisha bint Hamoud Ali Bakri. Nella regione di Al-Qassim, probabilmente la più conservatrice del Paese, sembra siano state elette due donne di cui i nomi non sono ancora stati resi noti. Stessa cosa vale per l’unica donna eletta nel distretto di al-Babtain.
Questa conquista del genere femminile saudita è l’ultima tappa del lungo cammino di “riforme” avviato da Re Abdullah bin Abdulaziz, defunto nello scorso mese di gennaio. Infatti, proprio Re Abdullah nel 2011 aveva ratificato un decreto che avrebbe permesso alle donne di partecipare alla prima elezione a suffragio universale che avrebbe avuto luogo quattro anni dopo. Le resistenze della comunità saudita sono però ancora molto forti. Secondo un sondaggio del Centro studi Esbar il 72,5% dei sauditi non è assolutamente d’accordo con le candidature femminili alle elezioni. Per il 69,5% di coloro che la rifiutano la motivazione è che «questa decisione viola la legge islamica», mentre per il 63,8% va a ledere le tradizioni e le usanze del Paese. «Non ci aspettavamo che la società saudita accettasse la nostra partecipazione elettorale. Dobbiamo ancora lavorare sodo per cambiare questa visione negativa», ha dichiarato una docente universitaria e candidata in un distretto della capitale Riad. Secondo la candidata, le donne saudite hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni e hanno dimostrato di avere capacità in molti campi scientifici e sociali. «Vi è un ampio e crescente strato della società che riconosce il ruolo delle donne e capisce che l’Islam non ci obbliga a restare in casa» ha aggiunto.
@Fedefra85