Cuore Inquieto, il romanzo di Claudio Vergati

Più di ottomila copie e-book scaricate da Amazon, versione cartacea più volte esaurita negli on-line store, lettori soddisfatti e commenti  entusiastici per Cuore inquieto, l’ultimo romanzo di Claudio Vergati. Un piccolo caso letterario per l’editoria indipendente, che non passa per il circuito dei grandi editori (dal mese scorso più monopolistico negli assetti societari e più televisivo nell’offerta di quanto già non fosse), né per la distribuzione e le catene di librerie a esso collegate. Vergati è al suo terzo romanzo, il secondo per Forme Libere, e il motivo principale per cui Cuore inquieto si sta affermando è che si tratta di un testo maturo che coniuga generi, stili e temi diversi, senza che da questa alchimia ne escano scalfite piacevolezza e leggibilità.

Ambientato nel 1944, Cuore inquieto racconta i mesi successivi a uno dei peggiori eccidi nazisti dell’Italia occupata di quegli anni, attraverso la fuga di una ragazzino che trova rifugio nei boschi presso un manicomio abbandonato dalle autorità sanitarie. L’ospedale psichiatrico non è però abbandonato del tutto, dentro vi sopravvive una comune di pazienti, organizzati in un operoso e precario equilibrio tra utopia democratica e i persistenti segni della follia. Corrado, questo il nome del ragazzo, instaurerà con loro un sodalizio e costruirà difficile legame di fiducia, basato su protezione, aiuto reciproco e spesso autentica amicizia. Un romanzo storico dunque, il cui incipit è però una filastrocca e la cui narrazione è contaminata dallo stile e dal linguaggio della favola e della letteratura d’immaginazione. Vergati raccorda insieme una realtà storica terribile e durissima, con il  viaggio avventuroso di Corrado nel mondo capovolto della colonia, dominato dall’irrazionale, eppure più umano e meno spaventoso della realtà dal quale è accerchiato, che si vorrebbe governata dalla razionalità e dalla ricerca dell’interesse comune. Ad arricchire il testo, tra le diverse scelte felici, contribuiscono i numerosi inserti documentali che descrivono a posteriori il passato degli ospiti della colonia attraverso le rispettive cartelle cliniche, ma senza citarne i nomi, espediente che innesca nel lettore il gioco dei riconoscimenti e restituisce, attraverso il burocratese dell’epoca, uno spaccato di come la società di quegli anni in generale e lo Stato Fascista in particolare, guardassero al disagio mentale con incompetenza, ipocrisia e infine, frutto avvelenato delle prime due, inutile crudeltà.

Divertenti e azzeccate, piene di invenzioni, le caratterizzazioni dei pazienti della colonia, fluido e costruito dosando bene il ritmo il flusso di pensieri del protagonista, ben descritta l’ambientazione e rispettoso l’omaggio alla memoria di tutte le vittime: quelle degli eccidi nazifascisti e quelle di ogni approccio ottuso alla cura del disagio mentale, per i quali se un tempo si tormentavano i corpi coi bagni gelati e con l’elettroshock, ancora oggi a quasi 40 anni dall’abolizione della logica manicomiale si stenta a offrire dignità ai pazienti e sostegno alle loro famiglie. L’e-book gratuito è un invito innanzitutto a leggerlo, chi volesse poi acquistarne la versione cartacea sa di finanziare un contesto editoriale difficile che si sforza di proporre titoli nuovi e interessanti.

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