Curry e Golden State: percorso netto
I detentori restano imbattuti, Curry esalta la franchigia con numeri alla Jordan. Dietro ai Warriors, buon inizio di San Antonio, stenta Houston, soliti noti ad Est. Disputate stanotte sei partite, Chicago-Indiana gara clou. Lo scorso anno hanno vinto perchè in finale a Cleveland mancavano Irving e Love. San Antonio ha più esperienza e con Aldridge tornerà in finale ad Ovest. Curry è forte ma non quanto James o Durant.
A volte non basta conquistare un titolo per dissipare i dubbi attorno ad una squadra, ma l’avvio di questa stagione ha dimostrato come Golden State sia una realtà e che abbia tutte le carte per bissare il successo di cinque mesi or sono. Curry comanda i marcatori con 33,4 punti di media, sta dominando le lega con il suo tiro dalla distanza e con la sua rapidità di movimenti, sta costringendo i coach avversari a snaturare le loro tattiche per tentare di limitarlo. Thompson lo supporta al meglio, dopo i fasti dei playoffs Iguodala sta confermando la propria utilità, il centro Ezeli non sta facendo rimpiangere il titolare Bogut, infortunato.
I Warriors sono la squadra che fa circolare meglio la palla, primi negli assist, tremendi nel tiro da fuori, stanno migliorando anche il dato delle palle perse. Hanno passeggiato con tutti in questo 11-0 iniziale, soffrendo per distrazione solo con Brooklyn. E’ presto per capire se potranno raggiungere i record dei Bulls anni ’90, ma sono i favoriti.
San Antonio segue a 8-2, stanotte ha battuto Portland 93-80, 14 punti nell’ultimo quarto di Ginobili. Contro i suoi ex compagni, Aldridge non ha fornito il consueto apporto, bene invece Leonard, autore di una spettacolare schiacciata sopra la testa di Plumlee.
Sorprendente terzo posto di Dallas, sempre guidata da Nowitski. I Mavs sono passati a Filadelfia, ancora al palo malgrado Okafor. I texani sono destinati a scendere, ma per ora i rimbalzi di Pachulia e gli assist di Williams li tengono al di sopra di franchigie più accreditate. Meglio del previsto anche Phoenix, stanotte ha battuto i Lakers con la prima tripla doppia in carriera di Knight.
Dopo un inizio complicato, Memphis ha guadagnato un posto fra le otto superando OKC 122 a 114. L’ex Heat Mario Chalmers ha firmato 16 dei suoi 29 punti nell’ultimo quarto mentre senza Durant – fuori per la terza gara consecutiva per problemi al ginocchio – i miracoli di Westbrook non bastano ai Thunder. Ottimo avvio di Gallinari, miglior marcatore di Denver, Sacramento tenta di risalire grazie a Cousins, giocatore della settimana ad Ovest. Inizio shock di New Orleans (1-9) pesante contraccolpo per Davis. Sta deludendo anche Houston, già sette sconfitte compresa l’ultima in casa contro Boston. I Celtics hanno cambiato marcia nel terzo quarto, guidati da Thomas. Nei Rockets, Howard fatica a trovare continuità, le palle perse abbondano e la difesa non funziona.
Ad Est comanda Cleveland, 8 vinte e 2 perse, anche se LeBron non è soddisfatto, ritiene che i suoi debbano crescere per poter contrastare questi Warriors. Alle spalle dei Cavs c’è Chicago, che stanotte ha superato 96 a 95 Indiana con Butler autore dell’ultimo canestro e bravo a difendere su George nel possesso conclusivo. La stella dei Pacers ha comunque dimostrato in queste settimane di essersi lasciato alla spalle l’incidente dell’estate 2014, mentre malgrado i 23 punti di ieri, in Illinois lascia sempre dubbi Rose, con Indiana è rimasto seduto negli ultimi 6′ per problemi alla caviglia e la botta all’occhio presa in preparazione che lo costringe ad indossare una maschera protettiva limiterà la sua capacità visiva per mesi. Atlanta si conferma una protagonista dell’Atlantico, Toronto è partita forte come sempre ma sta già rallentando, Miami è quarta con Bosh tornato al suo meglio. Si è esaurito l’abbrivio di Detroit, trascinata da Drummond miglior rimbalzista della lega, prova a risalire Charlotte, con Batum giocatore della settimana ad Est e New York, decisamente più competitiva dello scorso anno. Disastrosi i dirimpettai cittadini di Brooklyn, contributo trascurabile da Bargnani che sembra ormai avere i migliori anni di carriera alle proprie spalle.