Vatileaks return tra documenti riservati e nudi integrali
È il secondo capitolo di una saga che inizia nel 2012: Vatileaks. La novella fuga di notizie che prima ha sconvolto Benedetto XVI e ora travolge anche l’idolo dei fedeli Papa Francesco. I temi si ripropongono: irregolarità nei conti della Santa sede, trame di palazzo, intrusioni informatiche.
Vatileaks nasce nel 2012, quando alcuni documenti riservati trapelano dando adito allo scandalo. Artefice della malefatta il maggiordomo personale di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, arrestato e processato per essersi impossessato di carte scottanti poi tutte finite all’indice del libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi. Ratzinger, all’epoca, declinò così la vicenda: «Gli eventi degli ultimi giorni riguardo alla Curia e ai miei collaboratori hanno portato tristezza nel mio cuore» mentre il Dipartimento di stato degli Stati Uniti nel marzo dello stesso anno si premurò di inserire il Vaticano nella lista dei Paesi da monitorare in quanto sospettabili di riciclaggio. Ed ora è tempo di Vatileaks return. Pochi giorni fa la storia si ripete ma l’assassino non è sempre il maggiordomo. La trama si infittisce e sulla black list finiscono: monsignor Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaoqui, l’uno segretario e l’altra ex componente della COSEA (Commissione di studio ed indirizzo delle strutture organizzative economico-amministrative del Vaticano). L’accusa a monte dell’arresto: «Sottrazione e divulgazione di notizie e documenti riservati». Documenti che si ipotizzano essere scottanti tanto da corroborare molte delle malefatte sullo IOR sospettatesi nel corso degli anni. L’aspetto curioso e innovativo della vicenda però è che questa volta assume tinte pink, dato il coinvolgimento dell’immacolata Chaoqui. Il ritratto della Chaoqui è alquanto singolare e si riassume in una sexy 32enne, “in giacca e jeans”, unico membro donna della commissione pontificia istituita nel 2013 per riordinare i conti della Santa Sede, insomma, la classica carmelitana 2.0, nudi artistici compresi. La storia quindi puzza e puzza in più punti, tant’è che da un lato la Chouqui accusa di essere stata incastrata dallo stesso Balda che l’aveva raccomandata: «Il monsignore se l’è presa con me; c’è un clima da lunghi coltelli, anche per via delle due nomine mancate: prima il monsignore sperava di diventare segretario della Segreteria per l’Economia, poi di essere nominato Revisore generale della Santa Sede» mentre dall’altro in Vaticano ci si prepara alla linea dura, ed è lo stesso Pontefice a non mandarle a dire: «Perché non guardiamo la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania: sono felici? O quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare e per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici.»
Non resta che prendere atto del fatto che il Giubileo della Misericordia nasce senza dubbio sotto ottimi auspici. Il Comune commissariato prima e la curia che trama e trema sotto le sottane della Chaoqui poi, senza dubbio involge il tutto in un’esilarante commedia. Che dire, almeno non vi sarà occasione migliore oltretevere per metterla davvero in pratica tutta questa misericordia.