Su-cesso, monologo brillante di Giammarco Spineo

GiammarcoSpineo_-su-cessoAl Teatro Arciliuto giovedì 29 ottobre è andata in scena la prima dello spettacolo Su-cesso, scritto dal giornalista e autore Giammarco Spineo e messo in scena da Sara Sartini. Un’attrice, un cesso come unico elemento della scenografia, un titolo che incuriosisce e un sottotitolo che attrae: “audaci, spensierate e catartiche riflessioni in water sulla vita, gli scarichi, i rifiuti, le catene, i trattenimenti, il divenire e… le liberazioni!”.
Protagonista? La merda, quella che ci portiamo dentro, quella contenuta in una parola troppo spesso usata e abusata e che in periodo di crisi diventa l’emblema di un sentire generale. Sara Sartini porta in scena superbamente un monologo brillante, ben scritto, che riesce a scorrere sciorinando una serie di riflessioni e di strati di interazione molto articolati. Un testo che il proprietario del Teatro Arciliuto e maestro di commedia dell’arte Enzo Samaritani definisce come: “Una poesia d’attacco all’ignoranza”, una sorta di progetto quotidiano di contenuti creativi differenti e complementari. Riflessioni profonde che portano però il pubblico in sala alla risata liberatoria creando un contrasto senz’altro originale ed appassionante.

Su-Cesso
LaSartini in scena
Foto di Matteo Nardone

Ed è così anche in Su-cesso. In scena l’aspetto più potente è l’essenzialità. Un’attrice bionda e molto elegante, quasi un umano ossimoro con il cesso, al centro della scena. La Sartini si confida con il pubblico e racconta della storia mai decollata con Ale, un personaggio che rappresenta colui a cui mai si arriva, il partner che non esiste nella realtà ma che tutti abbiamo imprigionato nel mondo ideale. Si crea quindi una dissonanza cognitiva fra essere e dover essere che porta a lotte intestine, ad un continuo barcamenarsi fra (simbolici e reali) rifiuti, scarichi e trattenimenti. Ma il denominatore comune resta la merda. Un mondo di merda, una società di merda, che sfocia in vita di merda. La Sartini riesce in un’impresa audace per qualunque attore: far ridere, far paura e soprattutto far ripartire dalla merda. Proprio affondando negli escrementi, lo spettacolo decolla. Con sincerità e al contempo saggezza e leggerezza disarmante, Sara Sartini imprime un tono così confidenziale che trasforma il catastrofico in autoironico, la disperazione in canto, la merda in poesia del vivere. Insomma in scena all’Arciliuto un’attrice coraggiosa e straordinaria capace di far spellare le mani al pubblico e portarlo alla consapevolezza che dal cesso al successo la strada è ancora percorribili.
La seconda occasione per apprezzare lo scatologico e filosofico lavoro di Spineo sarà giovedì 5 novembre