È arrivata al capolinea la stagione di Marino scaricato dal PD

È rimasto solo Ignazio Marino, anche il PD lo ha scaricato. Nella notte il premier e leader del partito Renzi ha comunicato ai suoi uomini nella Capitale di non voler vedere un giorno in più il chirurgo genovese al Campidoglio.

Il presidente del Patito democratico, Matteo Orfini, ha subito eseguito gli ordini e stamattina è iniziato il pressing bipartisan per chiedere le dimissioni del Sindaco. Che resiste da solo, per ora.

Carla Ruocco, fra i maggiori esponenti dell’opposizione penta stellata romana, arrivando in mattinata a palazzo senatorio ha dichiarato che la giunta di centro sinistra si sarebbe dimessa: “Il Pd ha fallito. Roma deve tornare a votare”.  Ad una prima smentita dell’assessore ai trasporti Stefano Esposito, ai microfoni di Skytg24, hanno fatto seguito le dimissioni dell’assessore al turismo Luigina Di Liegro, del vice sindaco Marco Causi e dello stesso Esposito: “Penso che la situazione così com’è ci porterà inevitabilmente alla fine di questa amministrazione. Chiunque arriverà a maggio troverà una situazione molto complicata per la bonifica della macchina amministrativa”. Nel primo pomeriggio arriva anche la posizione ufficiale di Sinistra Ecologia e Libertà, partito non più di maggioranza già da tempo, decisi a staccare la spina ad un’amministrazione sul letto di morte: “È terminato il rapporto di fiducia”. Il coordinatore di Sel a Roma, Paolo Cento, si affida al senso di responsabilità del sindaco chiedendo chiaramente le dimissioni:  “Sono convinto che da Marino ci sarà quell’atto di responsabilità che ci aspettiamo, con le sue dimissioni. Se così non dovesse essere valuteremo se presentarci in Consiglio con una mozione di sfiducia prettamente politica”. La fine dell’era Marino è vicina. I riflettori sono puntati su Piazza del Campidoglio, che si riempie di giornalisti e non solo. Da una parte, arrivano in massa i sostenitori del Sindaco. Scelgono di restargli al fianco fino all’ultimo, nonostante la capitolazione sembra ormai imminente. Sorreggono cartelli con la scritta “Marino resisti” e chiedono al Partito Democratico di non lasciar solo il primo cittadino. Accusano un complotto contro colui che ha avuto il coraggio di metter mano ai tanti privilegi di cui godeva il malaffare a Roma. Dall’altra parte c’è l’oceano dell’opposizione capitolina, giunta di corsa a Piazza Venezia per chiedere un passo indietro del primo cittadino. Dai penta stellati, capitanati dal deputato romano del movimento Di Battista, al Nuovo centra destra, fino alle bandiere di “Sovranità”, l’associazione politico culturale di Casapound, molto vicina alla Lega Nord di Salvini.

Nel mentre, il presidente del partito Orfini ha convocato un vertice di maggioranza nella sede romana del partito con gli esponenti locali.

La riunione di giunta è iniziata. Tutti gli assessori chiederanno a Marino di mollare la presa, altrimenti si andrà verso la sfiducia. Si attende l’epilogo. La parentesi di Ignazio Marino, sindaco di Roma, sembra un capitolo già chiuso. Eletto con quasi il 64% dei consensi (il massimo che si ricordi) è riuscito a bruciare consensi, riducendo i numeri (e la voce) di chi lo voleva alla guida dell’Urbe. Anche il suo partito l’ha scaricato e il commissariamento della Capitale sembra questione di ore.