Terre des Hommes ci racconta l’incubo dei minori nel mondo e in Italia
In questi giorni si sta dibattendo sull’ipotesi di un intervento italiano a tutto tondo nella coalizione internazionale contro l’ISIS in Iraq.
“L’Iraq ce lo ha chiesto” è la frase che rimbomba su tutti i giornali ed è anche ciò che è emerso dall’audizione di martedì 6 ottobre con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti. Al di là delle disquisizioni su un tema così importante, sarà giusto o meno intervenire direttamente contro il terrorismo?, c’è un elemento e non proprio un dettaglio, su cui dovremmo riflettere e che vale per tutti i periodi storici, ossia che “la guerra molto spesso si combatte sul corpo delle donne”.
A dircelo è Mario Giro, sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale durante la conferenza di lancio del report 2014 Indifesa, a cura di Terre des Hommes.
Da oltre 50 anni in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, abuso, sfruttamento e impegnata in molti progetti di cura, fisica, psicologica e sociale di queste piccole vittime di ingiustizie, Terre des Hommes è una Fondazione tutta italiana accreditata presso l’Unione europea, l’ONU, USAIDS e il Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale italiano.
L’11 ottobre è la giornata mondiale delle bambine, proclamata dall’ONU proprio in questa data. In occasione della ricorrenza, Terre des Hommes ha voluto testimoniare, come fa regolarmente da quattro anni, attraverso dati, statistiche e storie, lo strazio che molto bambini sono costretti a subire a causa di guerre, povertà e molti altri disagi. Un’attenzione particolare però è stata rivolta alle bambine che, secondo le statistiche rilevate dal report, risultano essere vittime delle vittime.
Per citare alcuni dati:
il 54% di bambine nel mondo non ha accesso all’istruzione. 31 milioni di ragazzine non va alla scuola primaria e 32 milioni alla secondaria. Su 20 milioni di ragazzi che non possono frequentare le scuole, le femmine rappresentano la maggioranza, 11 milioni. Il fenomeno coinvolge anche l’Italia, nello specifico con i Neet, i giovani che non lavorano né studiano. Anche in questo caso la percentuale è più elevata tra le ragazze, 27,7% contro i 24,4% di ragazzi; nel sud Italia lo squilibrio aumenta.
Ogni Regione del mondo comunque ha i suoi scenari e le sue percentuali, più o meno nette nelle distinzioni tra uomo e donna. Il dato ricorrente però è quello che rileva lo svantaggio della posizione della donna nella società.
Se è vero che il fenomeno del lavoro minorile è più marcato tra i maschi, così come la presenza di minori non accompagnati coinvolge maggiormente il sesso maschile, è altrettanto vero che le donne e le bambine sono soggette a un’entità di soprusi decisamente invasiva.
Violenze sessuali, aborti selettivi, matrimoni precoci. Come diceva Mario Giro, la guerra, oltre a essere un’esperienza traumatica di per sé e per tutti, adulti, giovani, bambini, per le ragazzine si trasforma molto spesso in una violazione anche fisica.
Gli abusi sui minori, nelle più variegate accezioni, non sono però legati solamente a una situazione di conflitto. Se non è questa la causa infatti potrebbe essere un altro disagio, se non è nessuno dei due ci si mette il discorso culturale.
Gli esempi di tutti questi scenari sono innumerevoli. Per citare i più recenti Terre des Hommes ricorda le 219 ragazze rapite da Boko Haram in Nigeria, le giovani yazide stuprate e ridotte in schiavitù dall’ISIS, i matrimoni precoci nei campi profughi siriani in Giordania così come le gravidanze precoci, che provocano ogni anno 70mila morti fra ragazze di età compresa fra i 15 e 19 anni.
Si citano anche gli aborti selettivi, già precedentemente nominati; forse però molti di noi non focalizzano esattamente di cosa si tratta.
Molti Paesi, come India, Armenia, Cina, Albania, Pakistan, Georgia, adottano ancora la pratica di uccidere, ancor prima di metterle al mondo, le bambine nel grembo della mamma. Il dato ancora più agghiacciante è che circa il 20% del suddetto fenomeno è rappresentato dalla scomparsa di bambine dopo il parto, quindi tramite un vero e proprio infanticidio, lasciandole, magari, morire di fame o di malattie.
Parlare di Medioevo per utilizzare un termine di paragone con queste pratiche non renderebbe e ce ne è ancora.
Dove la lasciamo la tratta degli essere umani che, nel 70% dei casi, coinvolge il sesso femminile? O ancora, le mutilazioni genitali femminili, che vengono ancora praticate in 34 Paesi?
Terre des Hommes parla anche di questo nel suo dettagliato report. Non resta che leggerlo per rendersi conto di quello che accade nel mondo mentre noi discutiamo se intervenire o meno in guerra.
Per tornare a parlare di scenari di conflitto infatti, le conseguenze che un governo degno dovrebbe valutare in seguito alla decisione di intraprenderlo sono, oltre al perseguimento di interessi, colonialismo di ritorno, anzi, mai finito, le “sacre alleanze” geopolitiche o ancora, la situazione politica che si verrà a insediare dopo la guerra, primariamente, quelle degli innocenti e dei traumi che dovranno affrontare.
Abbiamo detto però che non sono solo le guerre, il retaggio culturale o situazioni di estrema indigenza le cause di questo disastro umanitario che coinvolge i minorenni.
Se viviamo in Italia per esempio, non sentiamo nulla di nuovo, purtroppo, quando si parla di violenza famigliare o all’interno dei centri di accoglienza che, ancora una volta, colpisce maggiormente le bambine.
Vincenzo Spadafora, Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, durante la presentazione del report Indifesa, ha illustrato gli allarmanti dati che accompagnano lo scenario di maltrattamenti ai minori nel nostro Paese.
Dal 2004 al 2014 questi dati risultano in crescita, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, che ha visto un leggero miglioramento nella situazione di rispetto dei diritti dei minori.
Italia 2014: +99% di violazione degli obblighi famigliari, +96% di maltrattamenti in famiglia, +72% di abbandono dei minori, +41% violenza sessuale aggravata, +569% di pornografia minorile, +438% di detenzione di materiale pornografico.
Il Paese quindi subisce un calo in tutti i settori dello sviluppo e, automaticamente, vede l’aumento del disagio sociale: tipico panorama da Terzo Mondo. Se poi ci andiamo ad aggiungere il web come amplificatore di messaggi e incitazioni di violenza allora le cifre aumentano.
Se aggiungiamo anche le geniali dichiarazioni senza vergogna di certi “esponenti del bene assoluto” come Don Gino Flaim, il potere dei giudici onorari e dei servizi sociali riguardo l’allontanamento dei minori dalle famiglie, più volte denunciati da varie inchieste, una di queste dovrebbe giungere a breve nei banchi del Parlamento, le speranze di un cambiamento di rotta sono difficili da nutrire, visto che se non cambia la mentalità, il progresso difficilmente è in grado di manifestarsi.
Twitter @IlariaPetta