Giuppy Izzo, mille personaggi in una sola voce

Meredith Grey è il personaggio in cui mi sono rispecchiata di più”. Sono queste le parole di Giuppy Izzo, la voce di alcune delle protagoniste più amate delle serie tv del panorama internazionale. Nelle sue corde vocali c’è il talento di una vera e propria dinastia di doppiatori, iniziata con il padre Renato Izzo e che continua a prendere forma grazie al suo lavoro e a quello delle sue sorelle Fiamma, Simona e Rossella. La sua è una professione che non è obbligo ma passione. Una dedizione che non è casualità ma storia. Una storia lunga un’intera generazione: quella che lei continua a scrivere attraverso la sua voce. Decisa e sensuale in Suits, goffa ed impacciata in Bridget Jones, dolce e cupa in Grey’s Anatomy. Non c’è da meravigliarsi se con il suono della sua voce è capace di raccontare le sfumature di ogni sentimento. Nel ricordare suo padre, Giuppy, lo racconta non solo come un genitore, ma anche come un amico ed un maestro e, con lo stesso amore con cui parla di lui, descrive la Pumaisdue – la società di doppiaggio da lui fondata sotto il nome di “Gruppo Trenta”: “È la continuazione di ciò che ha fatto nostro padre. Per noi è come portare avanti il suo sogno”.

Ha iniziato piccolissima, a circa 6 anni. Cosa l’affascinava di questo mondo al suo esordio e cosa l’affascina ancora?

Quando ho iniziato lavoravo insieme a mio padre. Ero incantata da lui, mi piaceva passare del tempo in sua compagnia: riusciva a far diventare il recitare, il seguire il sync con gli attori quasi un gioco. Lui stesso si divertiva molto. Oggi sono felice di poter lavorare su dei progetti meravigliosi e in piccola misura poterne far parte. È un lavoro che richiede un grande impegno, ma nonostante ciò è una passione che non finisce mai.

Nel 2008 ha vinto il premio Leggio d’oro per l’interpretazione femminile, già vinto da suo padre nel 1995 nella categoria “Direzione del doppiaggio”. Cosa ha significato per lei questo riconoscimento?

Le nostre strade si incontrano di continuo. Ci sono cose che mio padre ha fatto, di cui noi figlie ci siamo occupate a nostra volta. Facendo lo stesso mestiere mi capita spesso di rivivere esperienze che lui ha vissuto, ed è sempre emozionante: nel mio lavoro c’è molto di papà. Lui ha significato tanto nella mia vita e non solo come genitore, ma come uomo. Mi ricordo il tragitto lungo la strada che ci portava a lavoro, quando lo accompagnavo in macchina: facevamo lunghe chiacchierate parlando degli impegni professionali – lui amava discutere del suo lavoro – ma anche della vita. Per me è stato un amico. Ricordo che quando ci sgridava era come se lo facesse per finta, quasi stesse recitando.

Lei è la voce italiana di Meredith Grey, protagonista di Grey’s Anatomy. Cosa si aspetta da questa 12esima stagione? Le sono già arrivate delle anticipazioni?

Io ne so esattamente quanto il resto del mondo. Riceviamo il materiale solo dopo la messa in onda.

Giuppy IzzoPeccato, speravo di riuscirle a strappare qualche informazione in più!

No davvero! Noi del doppiaggio non sappiamo nulla di più, non è mai successo il contrario. Magari! Io ho le stesse curiosità del pubblico. Shonda Rhimes ti sorprende, non saprei proprio cosa aspettarmi. Ogni volta ho sempre detto “Ah!”… E non lo dico da doppiatrice ma da telespettatrice.

Quindi siete curiosi anche voi di guardare la puntata?

Moltissimo! Facciamo scommesse tra di noi, ci diciamo “Ma adesso secondo te questo diventerà un personaggio fisso?”, “No secondo me sarà quest’altro”. E poi quando muore uno dei protagonisti, spesso, in modo tragicomico diciamo: “ No non mi dire che sono morto!”, “ma che sto morendo?”, ed è un dispiacere perché far parte del cast di una serie è meraviglioso, soprattutto quando ci sono dei bravi attori, e i dialoghi sono intensi. I fuori campo di Meredith ne sono un esempio. Ogni volta mi ritrovo ad imparare delle cose. Rifletto su ciò che è scritto, soprattutto perché dietro i testi c’è un grandissimo lavoro di adattamento per non tradire l’inglese e il senso dei dialoghi. Inoltre con noi collabora anche un medico.

Le è mai capitato di rimanere nei panni di Meredith finito il lavoro in sala di doppiaggio?

A volte conosci tutti i respiri del personaggio, conosci il tuo attore. Più che rimanere nei panni di Meredith mi è capitato di riflettere sui dialoghi e sulle trame. Mi piace come Grey’s Anatomy risolve tanti personaggi. Non c’è mai la perfezione: le persone sbagliano. È una serie coraggiosa che non mette sempre tutti d’accordo.

Il suo lavoro la “obbliga” a guardare ore e ore di serie e film. Chiusa la porta della sala di doppiaggio, ha ancora voglia di accendere la tv o il piccolo schermo l’annoia?

No, non mi annoio mai. Mi piace e, quando mi occupo della direzione del doppiaggio e devo guardare gli episodi per scegliere come distribuire le voci dei personaggi non fissi, li studio con piacere. Sono una vera appassionata. L’originale è sempre meraviglioso.

Respiri, pause e intonazione: come studia un personaggio e come riesce a caratterizzarlo? Ho letto che nel film “Il nemico alle porte” per ricreare le vibrazioni e il tono di Rachel Weisz ha dovuto recitare in ginocchio e stesa a terra.

Si a volte succede, soprattutto perché l’obiettivo è cercare di non tradire l’originale. Capita di muoversi molto, di fare dei piccoli saltelli per aiutarsi quando, per esempio, l’attore ha corso o ha il fiatone. Ovviamente bisogna trovare la giusta misura perché in sala non possiamo fare rumori altrimenti verrebbero registrati. Altre volte, per ricreare quell’emozione nella voce basta ascoltare gli attori in lingua originale che con la loro bravura riescono ad emozionarti.

Di tutti i personaggi ai quali ha prestato la voce, qual è stato quello più simile a lei? E quale le sarebbe piaciuto interpretare nelle vesti di attrice?

Meredith Grey è quello in cui mi sono rispecchiata di più, a volte in modo positivo altre in negativo. È un personaggio vero, è una donna fatta anche di paure. È un concentrato di pregi e difetti in cui inevitabilmente ciascuna può  ritrovarsi. Meredith non dà l’impressione di essere una figura costruita per la televisione. Di quale protagonista sarei voluta essere l’attrice? In realtà non ce n’è una, però confesso che mi sarebbe piaciuto andare a Stars Hollow, il paesino di Lorelai Gilmore in “Una mamma per amica”, anche se non esiste. Avrei voluto trovare un luogo così in Italia.

Riguardo alla recitazione, lei ha preso parte ad alcune pellicole dirette da sua sorella Simona e dal marito Ricky Tognazzi. Perché dal 2001 ha scelto di dare esclusivamente spazio alla voce?

Diciamo che stare un pochino dietro le quinte forse apparteneva di più al mio carattere, nonostante lavorare come attrice sia stato divertente. Il set mi ha aiutato a capire ancora più intensamente la fatica dell’attore e l’importanza, dunque, per un doppiatore di non tradire il lavoro che c’è dietro.

Se non fosse stata una doppiatrice che lavoro avrebbe voluto fare?

Sinceramente?! (ride, ndr) O avrei fatto il naso, quindi mi sarei occupata di creare essenze – una delle mie più grandi passioni – oppure avrei voluto avere un allevamento di cani.