Kiev non è Atene, ristrutturazione approvata

Passata come una stella cadente nel mese di agosto, la notizia della ristrutturazione del debito di Kiev conferma ancora una volta come la questione dei debiti abbia sempre meno connotati economici e diventi, ogni giorno che passa, sempre più una questione di equilibri e giochi politici.

È ovvio, ma del resto era ovvio pure per la Grecia, che l’Ucraina non potesse uscire dalla tanto agognata zona di influenza occidentale, del resto qualsiasi giocatore di Risiko sa che se vuole difendere l’Europa deve piazzare una cifra di carri armati proprio sopra Kiev, ma i giri di valzer tra il Presidente Poroshenko e gli stessi che due mesi fa hanno messo in ginocchio la Grecia ora danno veramente il voltastomaco.

Le analogie non mancano: Ucraina e Grecia versavano in condizioni economiche disastrose (peraltro per demeriti piuttosto simili se vogliamo), così drammatiche che senza un piano di aiuti il default sarebbe stato una certezza. Ucraina e Grecia sono entrambe due regioni geostrategiche, perché se è vero che il Risiko atlantico-europeo vede in Kiev una risorsa strategica per contrastare l’influenza russa, è altrettanto vero che la stessa influenza russa avrebbe potuto trovare terreno fertile tra le mura di Atene, e che la Grecia, insieme all’Italia, sarà pure un Paese marginale, ma il Paese marginale dove passano la maggior parte dei flussi migratori verso il vecchio continente.

Allora non si spiega perché nel primo caso pioggia di miliardi, nel secondo caso cappio al collo finché non vieni in ginocchio a consegnarmi tu stesso le tue spoglie. Anche perché la Grecia è un Paese dell’Unione europea e membro dell’euro, l’Ucraina no. Certo, tra ribelli filorussi e governativi filoccidentali si spara, nessuno lo nega, ma le proporzioni della crisi umanitaria in Grecia sono state e sono disumane, con numeri pari a quelli di un conflitto armato e tassi di mortalità infantile da capogiro*. Eticamente si sarebbe dovuto mantenere lo stesso atteggiamento.

Ma è inutile cercare ragioni difficili, e metterla sul piano politico, etico o morale: stiamo giocando a Risiko, non ricordate? E allora se pure si paventa la possibilità che la Grecia collassi, e magari esca dall’euro, e magari cada sotto, l’influenza dei russi o dei Brics, poco me ne frega: perché lì c’è un presidente piantagrane eletto da un popolo di mediterranei comunisti fannulloni;  mentre a Kiev c’è un bravo oligarca che ha sempre intrallazzato con i poteri politici che hanno portato alla crisi e alla guerra civile, messo al potere ma una manovalanza filonazista (che come fu per Mussolini a noi ci piace), c’è una situazione di instabilità dove posso piazzare un sacco di carri armati, ma soprattutto c’è quel simpaticone di Putin che se non mi gioco tutto il tris al prossimo turno mi frega.

È inutile che giriamo o rigiriamo la frittata, abbiamo rotto le uova prima di farla, quindi a che vale spiegare perché o perché no l’altro ieri Kiev abbia ottenuto una ristrutturazione del debito del 20%* (unico no quello della Russia riguardo ai 3 miliardi di sua competenza), del resto questo regim change è stato incoraggiato da quelli stessi che ora lo foraggiano, dunque di che ci stupiamo? E’ Risiko, e a Risiko a volte non si gioca più nemmeno per l’obiettivo, si gioca a conquistare il mondo.

*1 Per le cifre della crisi umanitaria greca si legga QUI – Rapporto Caritas Gennaio 2015

*2  Il ministro delle Finanze Natalie Yaresko ha dichiarato che l’accordo rispetta gli obiettivi del Fondo Monetario Internazionale e prevede un taglio nominale del valore del debito pari al 20% , un aumento dei tassi al 7,75% medio dall’attuale 7,2% e un allungamento di quattro anni delle scadenze dei bond. Ciò comporta un risparmio di 3,6 miliardi di dollari sul debito in scadenza.

@aurelio_lentini

ukrainian-president-petro-poroshenko-german-chancellor-angela-merkel-and-russian-president-vladimir-putin-talk-in-france-in-june-6-2014-photo-reuters-1515721-1598318625