Mediterraneo letale: sono 2000 i migranti morti
Duemila morti. Provate a pensare a quanti sono. Non ci riuscite? Duemila morti sono un’ecatombe. Stesi in fila, uno accanto all’altro, duemila corpi coprono più di tre chilometri, e non si può vederne la fine. Duemila morti sono quasi dieci al giorno per sette mesi. E proprio negli ultimi sette mesi, nei 211 giorni che separano il 1 gennaio dal 31 luglio, oltre duemila migranti sono morti cercando di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste dell’Europa, secondo le cifre diffuse dall’Oranizzazione Internazionale per le migrazioni. Questa rotta si conferma come “la più pericolosa per chi rischia la vita alla ricerca di un futuro” e il letale “Mare Nostrum” come un cimitero di uomini e sogni infranti che giacciono sui suoi fondali. Badate bene, oltre duemila sono solo i morti censiti, quelli che hanno lasciato una traccia di sé. I numeri reali potrebbero essere ancora più alti.
Il dramma é che potrebbe essere peggio. È solo grazie agli “sforzi straordinari delle forze navali” che é stato possibile salvare 188.000 migranti, che secondo l’OIM diventeranno presto 200.000. E peggio andrà dopo l’estate, se si ripeterà il trend del 2014: nei primi sette mesi dello scorso anno i morti erano stati 1607 – almeno 400 in meno rispetto alle cifre degli ultimi mesi – meno della metà del totale. Se dovesse verificarsi anche nei prossimi mesi un identico incremento, in dicembre il numero dei migranti morti arà ben oltre i 3729 dello scorso anno.
Eppure, questi numeri non fanno scalpore, né per l’opinione pubblica né per l’informazione, troppo impegnata a occuparsi del caldo record, delle turboriforme di Renzi e del primo tweet di Cristina D’Avena per coprire come merita una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni. La notizia ha trovato spazio in prima pagina solo sul Corriere della Sera, sul Manifesto, su Il Tempo e su Avvenire. Evidentemente, gli altri hanno pensato che non meritasse tanta attenzione. Ad eccezione di Libero, purtroppo, che ha deciso di dedicargli addirittura l’apertura, in un’escalation di sciacallaggine che parte da “I disastri dei buonisti. LA SINISTRA UCCIDE 10 IMMIGRATI AL GIORNO” per arrivare al vero nocciolo della questione: il testo unificato di riforma della cittadinanza – approvato in prima lettura dalla Commissione affari costituzionali della Camera – che introdurrebbe il principio dello ius soli temperato e dello ius culturae. I duemila migranti morti, per il giornale di Belpietro, “sono il frutto delle nostre politiche ottuse. E ora che diciamo sì allo ius soli prepariamoci al peggio”.
Nessuna reazione, invece, da parte del mondo politico, di solito così solerte a sperticarsi in dichiarazioni. In compenso, i risultati delle pressioni xenofobe degli ultimi mesi sono stati fin troppo evidenti nei commenti di chi, troppo impegnato a indignarsi per la morte – ingiusta – di Cedric il leone, ha dimenticato che ad affondare in fondo al mare sono uomini e donne uguali a lui. Così, c’é chi si chiede “quanti morti ci sono stati in Italia per colpa dei clandestini?”, non solo dei semprecitati Kabobo ma anche di quelli che ci rubano il pane di bocca e poi lo schifano, chi in una notevole prova di benaltrismo domanda “cosa sono 2000 morti in mare” in confronto ai 175mila decessi annuali causati dal cancro, chi torna sui suicidi della crisi come se un dramma ne cancellasse un altro e chi si fa fautore della linea dura e guarda alle frontiere dell’Australia e al muro di prossima erezione in Ungheria come a un’utopia capace di liberarci da ogni male.
“E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado ambientale debbano debbano patire tali teribili esperienze nei loro paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa“, ha detto il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing. Ma é altrettanto inaccettabile che chi ha affrontato tutto questo muoia stroncato dal caldo e dalla schiavitù raccogliendo sotto i nostri occhi che si girano dall’altro lato i pomodori e l’uva che finiranno sulle nostre tavole. O che rimanga bloccato di fronte a un confine creato da uomini come lui, che hanno soltanto avuto la fortuna di nascere dalla parte giusta del mare. E che di fronte a quel confine, oltre il quale vorrebbe cercare una vita migliore, venga picchiato, escluso, abbandonato. E che di fronte a questo orrore una parte della popolazione, una parte troppo grande, sia soddisfatta e manifesti con orgoglio la propria gioia.
Nei primi sei mesi dell’anno, sono stati 150.000 i migranti ad arrivare in Europa. Un dato senza ombra di dubbio rilevante e “significativo”, come lo ha definito l’OIM, ma “assolutamente non eccezionale, considerando che gli europei sono complessivamente più di 500 milioni”. Secondo l’OIM, “non bisogna considerare questo fenomeno come “un’invasione”, soprattutto se si prende in considerazioe ciò che accade al di fuori dei confini dell’Unione europea (ad esempio il Libano, che conta una popolazione di 4 milioni, ospita 1,5 milioni di rifugiati siriani. La Turchia, invece, ne ha accolti quasi 2 milioni) ».