L’ombra del terrorismo: 4 italiani rapiti in Libia e 3 spagnoli scomparsi in Siria
In un contesto complesso come quello del territorio libico sono numerose le motivazioni ipotizzate, così come i gruppi potenzialmente responsabili, per il rapimento dei tecnici italiani della ditta di costruzioni Bonatti: Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla, di ritorno da Mellitah. Resta ancora ignota l’identità dei rapitori: la problematica principale è proprio la mancanza di un interlocutore identificabile con il quale, eventualmente, poter trattare.
Non si hanno notizie neanche di Antonio Pampliega, José Manuel Lopez e Angel Sastre, i tre giornalisti freelance spagnoli scomparsi dopo l’arrivo ad Aleppo.
In entrambi i casi vi è il sospetto di atti di terrorismo.
Italiani rapiti in Libia. Il portavoce di Fajr Libya, Alaa Al Queckha, ha dichiarato: «Non siamo stati noi a rapirli, ma presto saranno liberi». La milizia islamista quindi afferma di non essere coinvolta nel rapimento ma che attualmente gli italiani si trovano nel sud-ovest e che saranno liberati tra una decina di giorni: «Ignoriamo i rapitori e dunque non ne conosciamo il motivo del gesto, ma quando lo sapremo lo riveleremo».
Secondo il quotidiano online libico “Akhbar Libia24” sarebbero stati trascinati in una zona desertica nella quale il loro autista è stato abbandonato.
«Quello che so è che questi 4 italiani arrivavano dalla Tunisia per rientrare nello stabilimento dalla tangenziale Atuila, che porta alla strada principale ad ovest di Sabrata e in quel punto sono stati rapiti. Abbiamo attivato i nostri servizi segreti e l’intelligence di cui disponiamo», ha invece dichiarato Khalifa Al-Ghweil, il premier di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, che non ha perso occasione per sottolineare «la riluttanza del governo italiano di collaborare con noi e la sua debolezza nel combattere il terrorismo e i criminali. Questo ha fatto sì che i criminali trovassero un ambiente favorevole per espandersi». Il governo libico, infatti, ritiene di aver fatto del suo meglio per combattere l’immigrazione clandestina e, al contempo, proteggere i profughi, nonostante il mancato appoggio dell’Europa. Infine, in un’intervista a La7 ha affermato: «Crediamo piuttosto si tratti di criminali che vogliono turbare le relazioni che vogliamo instaurare con l’Italia».
In una nota, il Viminale ha preso una posizione: «L’unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti».
Anche ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha affermato che nel caso in cui si trattasse di un rapimento che ha come obiettivo la liberazioni di alcuni scafisti «è escluso che si possa trattare».
Da Malta, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha asserito: «Tutti sono nel mirino: è nel mirino qualunque Paese che si batta per la tolleranza, la civiltà e il rispetto delle vite umane».
Infine il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha chiarito: «Le forze della diplomazia, dell’intelligence e della sicurezza stanno lavorando. Ovviamente il nostro obiettivo è riportare a casa i quattro connazionali».
Giornalisti spagnoli spariti in Siria. È stata la Federazione nazionale delle Associazioni di Giornalisti in Spagna (Fape) a lanciare l’allarme rapimento per i tre giornalisti scomparsi ad Aleppo, a nord della Siria. Il sospetto è che siano stati sequestrati da forze terroristiche. Le loro ultime notizie risalgono allo scorso 12 luglio. Non si tratta di giornalisti inesperti ma di specialisti delle zone di conflitto.
Il ministero degli Esteri di Madrid ha detto di essere informato sui fatti e di stare lavorando al caso ma, ovviamente, il riserbo in queste circostanze è fondamentale.
«Al momento si può solo parlare di scomparsa, non sappiamo se i tre giornalisti siano insieme. Il pericolo è enorme, si tratta di una zona di guerra», ha affermato Elsa Gonzalez, presidente della Fape.
Secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto “Reporter Senza Frontiere”, la Siria è il Paese più pericoloso per chi veste i panni del giornalista: su 119 cronisti sequestrati nel mondo, 27 sono stati rapiti in Siria.
Twitter: @MariaLauraSerpi