Aria condizionata fuori uso: tribunale d’inferno
Nelle grandi città l’estate non sempre viene accolta con gioia ed entusiasmo. È il caso della Capitale che da giorni ormai combatte una battaglia decisamente impari con l’infuocato clima di luglio. I cittadini, armati come meglio possono, tentano di evitare colpi di calore e malesseri rinchiudendosi in casa letteralmente abbracciati al loro fedele condizionatore, oppure, per chi ne è sprovvisto, recandosi in quei posti in cui l’aria condizionata, specie di questo periodo, è d’obbligo: gli uffici pubblici. Ma a Roma non si può certo dare tutto per scontato. Lo sanno bene le centinaia di persone che frequentano abitualmente i locali della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, ormai presa letteralmente in ostaggio da Caronte, l’anticiclone africano a matrice subtropicale sahariana che ha messo in ginocchio la città.
Già durante la scorsa settimana i dipendenti della struttura hanno protestato per questo scandaloso mancato funzionamento degli impianti di condizionamento dell’aria. Cancellieri e addetti di segreteria si sono riuniti davanti all’ufficio del dirigente generale della città giudiziaria per far sentire le proprie ragioni, e tentare di risolvere il problema poiché, a causa del gran caldo, qualcuno inizia ad accusare dei malori. “Il sistema di condizionamento dell’aria negli uffici della Procura e del tribunale è guasto da anni, voi che fate?”. Nonostante lo slogan esibito per la protesta, la dirigenza ha risposto a quanti chiedevano di poter lavorare in condizioni più umane che, per risolvere la situazione, servirebbe un milione di euro, cifra che, ovviamente, il ministero non potrà mai stanziare.
A quanto pare l’aria condizionata funzionerebbe grazie all’ausilio di quattro motori. Di questi, due sono rotti, un terzo sarebbe molto vecchio e non riesce a servire tutte le stanze, mentre il quarto avrebbe esaurito la riserva di gas, riserva che non è possibile reperire dal momento che non si tratta certo di un’apparecchiatura di ultima generazione. Per correre ai ripari in alcuni uffici, come ad esempio quelli dei magistrati, sono stati installati dei condizionatori portatili. Ma purtroppo nelle stanze degli impiegati, e soprattutto negli innumerevoli corridoi, la situazione è davvero a limite poiché a stento si riesce persino a respirare.
Abbiamo raccolto la testimonianza dell’avvocato F.P. che ci ha spiegato come si vive tra quelle mura da un paio di settimane a questa parte: “Quando si varca quella soglia sembra di stare in un girone dantesco! L’aria condizionata è praticamente inesistente sia nelle aule di giustizia che negli uffici dove lavora il personale amministrativo. Quasi quasi si sta meglio fuori dove per lo meno circola l’aria. Nei corridoi infatti abbiamo serie difficoltà a respirare, l’aria, oltre ad essere calda è anche viziata, ed ho sentito che nei giorni scorsi più di qualcuno si è sentito male e si è dovuti ricorrere al medico del tribunale. Prendere l’ascensore poi è praticamente un suicidio, soprattutto se ci si trova a dover condividere l’abitacolo con diverse persone. Se poi ci si sposta nei locali delle cancellerie si entra in un forno crematorio. Qualcuno tra gli impiegati si è portato da casa un ventilatore per cercare di tirare avanti, ma la situazione è veramente drammatica, e ciò che sbalordisce di più è che sembra interessare poco quand’è che tra queste mura ci si sente realmente male. Per noi avvocati la vita è relativamente più semplice poiché sbrighiamo le nostre incombenze in sede e ne usciamo prima possibile sperando di non doverci ritornare presto, ma per coloro che devono rispettare un certo orario lavorativo è un incubo, e a nessuno importa”.
Nella giornata di ieri, lunedì 13 luglio, il sindacato Cisnal-Fpc ha denunciato con una nota ciò che sta accadendo: “La situazione climatica negli uffici giudiziari di piazzale Clodio, a causa delle gravi disfunzioni dell’impianto di climatizzazione gravemente compromesso, ha raggiunto una situazione di allarme per la salute dei lavoratori che vi operano, in quanto vengono raggiunte temperature eccessive”. Il sindacato ha sottolineato l’urgenza della riparazione dell’impianto, oppure, in alternativa, la predisposizione di sistemi mobili di rinfrescamento. “Si rammenta, altresì, che la situazione è fortemente aggravata dalle temperature estreme esterne anche maggiori di 35 gradi centigradi e dall’effetto serra determinato dalle vetrature continue”.
Il sindacato inoltre precisa che “il personale in queste condizioni rischia cefalee, disidratazione, incapacità termoregolare e a concentrarsi. L’obbligo di garantire condizioni microclimatiche accettabili è normato dal legislatore dal D.lgs 81/08 ed è incarico al datore di lavoro e ai dirigenti che devono agire sia sugli impianti che sugli strumenti organizzativi. La norma è sanzionata penalmente in quanto tale materia intacca fortemente sulla salute e sicurezza dei lavoratori”.
Ad oggi la situazione resta ancora invariata. Nessuno, a quanto pare, vuole prendersi la briga di far sloggiare Caronte dai locali di piazzale Clodio e condannarlo all’esilio da cui è venuto.