Eutropia, gli Einsturzende stregano Roma

Torna in Italia il collettivo tedesco degli Einsturzende Neubauten nell’ambito del Festival Eutropia di Campo Boario presso La Città dell’altra Economia con uno show dal provocatorio titolo “Greatest Hits” incentrato su quattro tappe fondamentali della loro lunghissima carriera. La band capitanata dall’istrionico ex seme cattivo Blixa Bargeld, già vista in Italia lo scorso novembre per il tour di Lament, ha deciso di riproporre dal vivo una serie di brani tratti da Tabula Rasa del 1993, Ende Neu del 1996, Silence is Sexy del 2000 per chiudere con il relativamente recente Perpetuum Mobile targato 2004. Nella suggestiva cornice dell’ex mattatoio di testaccio un pubblico di adepti con tanto di t-shirt con logo tolteco pronto a farsi inebetire dalle diavolerie metalliche di N.u. Unruh, dal martellante basso del sommo Daniel Hacke – due dei fondatori della band e artefici del caos organizzato degli E.N.- coadiuvati da Andrew Chudy alle percussioni speciali, da Jochen Arbeit alla chitarra e da Rudolf Moser alla batteria in un’ estasi continua e fluttuante tra scariche adrenaliniche post-industriali e l’incedere solenne e catartico delle nenie magistralmente interpretate da un Blixa in elegante abito scuro e in stato di grazia nelle vesti di predicatore pronto a mettere in discussione tutte le nostre certezze sin dalle prime note cadenzate di The Garden con cui hai inizio lo show.

Cambi di strumentazioni atipiche che mettono a dura prova i tecnici del palco dove un arsenale di arnesi percussivi di ogni tipo accompagnano senza soluzione di continuità l’incedere alternato dei brani – da Haus der Luge, passando per Sabrina e Susej e le urla viscerali di Dead Friends – sapientemente organizzato tra le partiture calibrate e non debordanti di Tabula Rasa – primo album del collettivo targato Mute – la frammentarietà manierista di Ende Neu album registrato tra fratture interne con l’uscita dalla band di Mark Chung e F.M. Einheit che avvolge nel limbo una fase nuova le traballanti “neo-costruzioni che crollano”, per poi sussultare tra le ambizioni ritrovate di Silence is Sexy conturbanti, sinuose plasmate su tappeti sonori caldi e magistralmente eseguiti dagli avvolgenti timbri sonori Bargeldiani. Speculari a quest’ultimo gli estratti da Perpetuum Mobile album filologicamente connesso a Silence is Sexy e ricco di orde sensoriali – notevole l’esecuzione di Youme & Meyou – elettroniche metriche e matematiche con pattern scanditi tra luci e tenebre, il compimento di una nuova dimensione artistica proiettata in un mondo altro. Si attende attoniti al termine di ogni brano ai continui e abituali cambi di strumentazione, tubi di metallo, bidoni di plastica, chiodi che piovono a cascata tra stridii di lamiere di ferro e l’incedere catatonico del basso martellante di un Hacke scatenato e vero pilastro fondante di un sound caotico e deflagrante, un magma sonoro indistinto e avvolgente dal quale si viene avviluppati in una dimensione parallela.

Si ha l’impressione parlando degli Einsturzende Neubauten di assistere ad una performance totale di arte contemporanea dalla quale si viene investiti in tutte le sue molteplici forme senza capacità di reazione alcuna, lasciandosi trasportare per mano dal carisma dei racconti di Blixa che dialoga col pubblico argomentando sulla scaletta e sulle evoluzioni tecnologiche che hanno accompagnato e plasmato il loro sound dal 1981 a tutt’oggi. Dopo un’ora e venti filata il nostro sciamano si congeda lasciandoci un attimo di fiato, per poi riprendere solennemente con due capolavori, Total Eclipse Of the Sun e Redukt entrambi targati Silence is Sexy con i quali i nostri salutano definitivamente Roma raccogliendo la loro doverosa standing ovation dopo un’ora e quaranta minuti di adrenalina pura e lasciando i circa duemila fan in uno stato di catarsi inconsapevole, merito di una band unica nel suo genere che dopo oltre trentacinque anni di attività ha avuto l’indiscussa capacità di mettersi in gioco rinnovandosi e stupendoci ad ogni occasione.