Alessio Chiodini scende in campo per le donne e si racconta
Vedere un uomo che aiuta una donna è, in generale, un piacere. Vedere un uomo che aiuta una donna che non conosce, da cui quindi non potrà aspettarsi in cambio camicie stirate o pranzi cucinati, è un piacere doppio. Vedere un uomo che aiuta non una ma tante donne che probabilmente non incontrerà mai è molto di più: è l’unione di umanità, solidarietà, civiltà e buonsenso sintetizzabile nella frase “impegnarsi per una nobile causa”. È esattamente così che intercettiamo Alessio Chiodini, mentre è impegnato nella nobile causa a sostegno dell’organizzazione Susan G. Komen Italia nella lotta ai tumori al seno. L’occasione è quella del quadrangolare di calcio “Donna sempre” (chi scrive ha appena appreso che “quadrangolare” sta per “torneo a cui partecipano quattro squadre o quattro società” e a puro scopo informativo, nel dubbio, condivide l’informazione con i lettori di Lineadiretta24.it) tenutosi nel centro sportivo “Pasquale Giannattasio” di Ostia e promosso dalle associazioni “A.P.A.S. Onlus”, “Gruppo Idee” e “Idee in Movimento”. In campo le super-donne della “Res Roma Calcio Femminile”, squadra “rosa” giallorossa della Serie A, la “Nazionale Rebibbia” formata da detenuti, agenti della Polizia Penitenziaria e volontari, i padroni di casa del “Rodolfo Morandi Ostia” e gli artisti della “Love Cup Sap Pnw”. Quattro squadre, dunque, a dir poco diverse ma tutte abbastanza coraggiose da mettersi alla prova sotto gli occhi più che esperti di Gianni Rivera. Passati alcuni giorni dalle fatiche calcistiche, Chiodini risponde paziente alle nostre domande. Scopriamo così che, a differenza del tormentato e taciturno Sandro Ferri di “Un posto al sole”, Alessio è un allegro chiacchierone da cui, per nostra fortuna, è davvero facile ottenere risposte.
Una partita di calcio per la lotta ai tumori al seno: finalmente uomini letteralmente scesi in campo per una causa tutta femminile. C’è un messaggio preciso dietro questa partecipazione?
Sì: il tumore al seno riguarda anche noi uomini. Siamo figli, fratelli, amici, fidanzati, mariti e padri di donne a cui può capitare questa malattia e per questo è un affare anche nostro. Ci coinvolge tutti.
Per curiosità, come è andato a finire il torneo?
La mia squadra è arrivata ultima, battuta dalle ragazze della “Res Roma Calcio Femminile”. Ma questo non c’è bisogno che lo specifichi.
[E invece sì. Scusa, Alessio!]
Restiamo su temi importanti. Ha suscitato grandi – talvolta discutibili – polemiche il bacio tra il “tuo” Sandro Ferri e Claudio Parenti, interpretato da Gabriele Anagni, in “Un posto al sole”. Non ti chiedo di tornare inutilmente su queste critiche ma dicci cosa, invece, ti ha fatto piacere leggere o sentire a riguardo.
A me fa piacere quando è apprezzata la mia interpretazione. La mia preoccupazione non è mai stata quella di interpretare un ragazzo omosessuale ma di renderlo vero, credibile. Sentire che ho fatto di Sandro Ferro un personaggio che sa emozionare e che risulta, agli occhi di molti, reale è per me fondamentale ed ciò a cui punto e di cui mi preoccupo.
Bastano pochi minuti con te per capire che sei molto diverso dallo sfortunato e tormentato Sandro. Come riesci a calarti nel personaggio?
Alla base del mio lavoro c’è la finzione. Recitazione significa replicare qualcosa, si resta sempre al livello dell’artificialità. Alcuni usano tecniche apprese nelle scuole, altri sono più emotivi ma ci deve sempre essere un distacco tra l’attore e il personaggio. Spesso è inevitabile che l’uno influenzi l’altro, soprattutto fisicamente, ad esempio per quanto riguarda la stanchezza, quando le scene sono drammatiche o faticose ma bisogna cercare di farlo vedere il meno possibile.
E tu sei più tecnico o emotivo?
Io sono per natura più emotivo ma negli anni, grazie all’esperienza, ho capito che non basta e ho imparato a farmi aiutare dalla tecnica. In tv, ad esempio, si può puntare sull’emotività al primo o al secondo ciak ma poi, se si è costretti a ripetere ancora e ancora, allora la tecnica è fondamentale perché l’emotività può scemare.
Fai anche molto teatro e, pochi mesi fa, ti abbiamo visto al cinema con Vincenzo Salemme in “Ma tu di che segno 6?”. In quale mondo ti senti più a tuo agio?
Il mio habitat naturale è il teatro, è lì che mi sento più libero. Sul set bisogna pensare a tante cose che prescindono dall’interpretazione (luci, macchine, ombre sul collega, ecc.) e ci si distrae, si rischia di perdere il giusto coinvolgimento. A teatro, poi, i ritmi sono diversi, si possono fare più prove e quindi si acquisisce maggiore sicurezza. Nella soap la velocità è tripla ed è più complicato.
Com’è la vita sul set di “Un posto al sole”?
È una macchina. Noi sappiano di settimana in settimana le scene che dovremo girare e i blocchi ci arrivano a distanza di un mese dal girato. Tutto è molto veloce e si cerca di ottimizzare in tempi brevi. Per rendere l’idea, l’anno scorso ho saputo che ero stato scelto per interpretare Sandro Ferri e due giorni dopo la firma del contratto ero sul set per girare 10 scene. Il vantaggio, però, è che ormai molti attori conoscono così bene il loro personaggio da riuscire a calarsi nella parte in un attimo, senza sbagliare mai.
Dando una rapida occhiata ai social network non si hanno dubbi sulla tua fede calcistica giallorossa. Le tue fan romaniste, la domenica, hanno una speranza di trovarti in Curva Sud?
In Curva Sud no, ma tra i Distinti sì. Mi piace stare attentissimo a quello che succede in campo e il tifo della Curva mi distrarrebbe. Per questo spesso mi capita di andare allo stadio anche da solo!
Si legge sul tuo curriculum che sei “esperto di ballo moderno e salsa”. Parliamone.
Ti do un’esclusiva: sono un vero campione di passo base. Avrò fatto almeno 20 prime lezioni in 20 scuole diverse. Dopo la prima lezione mi fermo ma posso garantire che come faccio il passo base io non lo fa nessuno. Aggiungo che, tra tutti i balli, prediligo la baciata, anche se lì me la cavo meno bene.
Domanda di rito portafortuna: progetti futuri?
Il mio progetto futuro è lavorare a vita, cosa decisamente ambiziosa e non scontata nel mondo dello spettacolo. Poi a settembre torno a teatro con “Piombo e cocaina”, uno spettacolo in cui interpreto Renato Vallanzasca. L’anteprima di questo inverno è andata bene e in autunno saremo in cartellone.
Continueremo a vederti in “Un posto al sole”?
Spero e credo di sì ma non posso dirlo con certezza. Si sa che nello soap, se ti distrai un attimo, il tuo personaggio è morto o è volato in America!
Tranquillizziamo Alessio: la resurrezione televisiva è stata ampiamente sdoganata!
Twitter: @Ludovica_Lops