Intervista alla band romana Il muro del canto
Si chiama Il Muro del canto ed è una band romana che si esibisce con canzoni dall’inconfondibile dialetto romano, con sonorità tra popolare e rock. Il gruppo è formato da Daniele Coccia (voce), Ludovico Lamarra (bassista), Alessandro Pieravanti (batteria e voce narrante), Alessandro Marinelli (fisarmonica), Eric Caldironi (chitarra acustica) e Giancarlo Barbati (chitarra elettrica). Per saperne di più abbiamo intervistato il bassista del gruppo: Ludovico Lamarra.
Come è nato il gruppo?
Il Muro del Canto è nato nel 2010 intorno ad una canzone intitolata “Luce mia”. Il cantante, Daniele Coccia, che in quel periodo suonava con il suo gruppo storico (i Surgery) aveva scritto questa canzone in dialetto e tutti noi pensammo che poteva essere l’inizio di un nuovo progetto. Ognuno di noi del Muro era coinvolto in progetti musicali anche molto diversi. Io, per esempio venivo dagli En Plein Air, un gruppo post rock strumentale. Tutti siamo rimasti folgorati dalla bellezza di questa canzone e dalle atmosfere che richiamava. Tra noi, tutti ragazzi romani, è nata in modo naturale un’alchimia e in poco tempo abbiamo inciso un EP e poi il primo disco: L’ammazzasette (2012) che ha avuto un successo inaspettato raggiungendo le tremila copie vendute.
Come mai la scelta di utilizzare il dialetto romano nei testi delle canzoni? Non avevate paura che poi potesse rimanere qualcosa di elitario e che il vostro gruppo non riuscisse a travalicare i confini di Roma?
L’idea di utilizzare il romano nei testi non è stata una scelta ragionata, ma è avvenuta in modo molto naturale. Abbiamo pensato che sarebbe stato più facile raccontare le nostre storie attraverso la lingua che usiamo tutti i giorni e che sarebbe stato anche più immediato farle arrivare alla gente. Nessuno si aspettava questo successo. E’ tutto nato come un gioco e solo dopo è diventato la realtà musicale di oggi. Anche noi siamo rimasti stupiti degli apprezzamenti anche al di fuori di Roma. Comunque il romano non è il romanesco. Non è un dialetto, ma una “calata”, quindi è comprensibile. Inoltre tanti programmi di comunicazione lo hanno sdoganato sul piano nazionale. Come ultima considerazione, le nostre canzoni e le nostre storie utilizzano l’immaginario e il linguaggio di Roma, ma raccontano vicende universali.
Cosa pensi di Roma? Cosa apprezzi e cosa detesti di questa città?
Ogni romano ha un rapporto di amore e odio con questa città. Come dice Alessandro Pieravanti, il percussionista del gruppo e l’autore dei racconti che facciamo nei dischi, nel pezzo “7 Vizi Capitale”, che segna la nostra collaborazione con Tommaso Piotta, Roma sa essere una mamma premurosa che ti accarezza così come la città del potere corrotto di Mafia Capitale.
Come è stato suonare a Piazza del Popolo, di fronte a tutte quelle persone, alla manifestazione della Fiom?
E’ stato un vero onore, anche perché il nostro fisarmonicista Alessandro Marinelli è un metalmeccanico di secondo livello. Di conseguenza le tematiche degli operai e le loro condizioni le sentiamo molto vicine. L’impatto con Piazza del Popolo, gremita di persone provenienti da tutta Italia, ci ha fatto inizialmente tremare un po’ le gambe. E’ bellissimo suonare dal vivo e avere il privilegio di poter proporre la propria musica.
Da sempre Il Muro del Canto si impegna nel sociale. Ultimamente avete fatto un video dal titolo “Figli come noi”, che parla degli abusi in divisa come i casi di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi. Il video è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Giornalismo e ci sono anche volti noti tra cui: Elio Germano, Chef Rubio, DonPasta, Piotta, Zerocalcare. Il ricavato va ad Acad (Associazione contro gli Abusi in Divisa). Un lavoro proprio per aiutare chi cerca giustizia per i propri cari.
Esistono temi di fronte ai quali prendere una posizione diventa un’urgenza, una necessità, un dovere morale. Questo è il caso degli abusi compiuti dalle forze dell’ordine in Italia. I proventi della vendita digitale del brano sono destinati al fondo per le spese legali delle famiglie delle vittime di abusi in divisa. Il nostro primo disco dal titolo “L’ammazzasette” è invece molto intimistico, lì si parlava di storie d’amore e di coltello, di gelosia e di solitudine. Nel secondo disco dal titolo “Ancora Ridi” si affrontano invece temi legati agli emarginati e agli ultimi. E’ molto più sociale. Il fil rouge tra i due dischi è che entrambi richiamano una Roma che forse non c’è più.
Prossimi progetti e appuntamenti?
Il 12 luglio suoneremo insieme agli Assalti Frontali a Villa Ada. Intanto stiamo lavorando alla pre-produzione del nostro terzo disco che uscirà nel 2016.