FIFA , la saga continua
FIFA, capitolo secondo, “We are in the shit”, dovrebbe essere il nuovo slogan di FIFA 2016 se oltre al prato verde si dovesse far riferimento alla valanga che sta travolgendo gran parte della federazione.Come previsto e auspicato, ad appena tre giorni dalla sua elezione, arrivano le imminenti dimissioni di Sepp Blatter.
Giusto il tempo di accaparrarsi l’elevatissimo stipendio top secret da presidente fino alle prossime elezioni previste per marzo 2016.
Confermato il mandato e accertata le remunerazione, Mr Blatter è pronto per il suo encomiabile sacrificio, rinunciare alla presidenza per donare alla FIFA una nuova immagine, un vero e proprio atto d’amore, tanto da meritare la standing ovation dei dipendenti e le tante risate di noi tutti che non crediamo più da tempo, a Babbo Natale.
Era rimasto fuori dalla lista degli indagati fino a pochi giorni fa, poi la svolta, spunta una mail datata 4 marzo 2008 indirizzata a J.Valcke, segretario e braccio destro del presidente, nella quale si conferma il versamento dei famosi 10 milioni di dollari per la giusta causa della “diaspora africana” e/o, se vi pare, per l’assegnazione dei mondiali 2010 al Sud Africa.
Peccato che fino all’arresto degli otto big a Zurigo, Valcke aveva sempre sostenuto la sua totale estraneità alla faccenda, affermandosi sempre all’oscuro di tutto.
Il dirigente francese continua a proclamarsi innocente, nega ogni autorizzazione al pagamento perché “non avrebbe avuto il potere per farlo”. La Fifa invece, prova a mettere una pezza, sostiene che il bonifico fosse destinato all’allora presidente del comitato delle finanze J. Grondona, guarda caso deceduto lo scorso anno, ma non siamo nella smorfia e il 48 non è ipotizzabile.
Se nella beneficenza è valido il motto “non far sapere alla destra cosa fa la tua sinistra”, qui invece braccio destro e braccio sinistro si equivalgono e dovrebbero sapere entrambi.
Alla pubblicazione della mail, Sepp non può reggere ulteriormente, giocoforza si dimette, salvando così il salvabile, sponsor, fatturato e via dicendo.
Ma non finisce qui e scavando di non molto, arriva l’ennesima indiscrezione: una tangente di 5 milioni di dollari che la FIFA ha pagato all’Irlanda per chiudere il caso sul fallo di mano di Thierry Henry nel playoff con la Francia, decretando l’eliminazione dell’Irlanda dai mondiali 2010.
La FIFA giustifica il pagamento con la storia di un prestito fatto ma poi cancellato, venne concesso «per porre fine a qualsiasi pretesa verso la Federazione stessa», ma avrebbe dovuto essere rimborsato se l’Irlanda si fosse qualificata al Mondiale del 2014. Nessuna qualificazione, pertanto prestito cancellato. In realtà il fallo di mano costato l’eliminazione si sarebbe tradotto in una causa giudiziale con la conseguente richiesta di risarcimento danni.
Ma è inutile andare in tribunale ed aspettare chissà quanto tempo, arriva dunque un accordo extragiudiziale raggiunto tra il presidente Blatter e lo stesso presidente della Federcalcio irlandese, John Delaney. «Questo avvenne un giovedì e il lunedì successivo l’accordo era firmato. È stato un ottimo accordo per la Fai», afferma Delaney.
A tutto ciò si aggiungono le inquietanti rivelazioni di J. Warner, ex vice presidente della FIFA, che confessa ad un’emittente televisiva di Trinidad, di poter dimostrare il FIFAgate delle elezioni del 2010. “Non continuerò a mantenere segreti di persone che hanno cercato di distruggere il mio Paese; Ho ragioni per temere per la mia vita, chiedo scusa per non aver rivelato prima tutto quello che sapevo su certi fatti, ma adesso non avrò più segreti. Nemmeno la morte fermerà la valanga che sta arrivando, non ci saranno passi indietro”.
L’FBI continua ad indagare, ora nel mirino anche i Mondiali di Brasile 2014, e l’assegnazione dei prossimi a Russia e Qatar, intanto da Londra si fa avanti il ministro della Cultura britannico, John Whittingdale, sponsorizzando un’ Inghilterra pronta ad accogliere i mondiali 2022 se il Qatar fosse sollevato dall’incarico; la storia offrirebbe già la soluzione al caro Whittingdale, speriamo nell’eccezione da far divenire regola.