NBA Playoffs: finale Golden State-Cleveland

Sarà Steph Curry contro LeBron James. Le due finali di Conference hanno avuto poca storia, stanotte i Warriors hanno chiuso i conti con Houston alla quinta partita, ne sono bastate quattro ai Cavs per avere la meglio su Atlanta. Si inizia giovedì prossimo in California, per noi saranno le 3 del mattino di venerdì.

Era annunciata come una stagione di cambiamento è così si è rivelata. Il ritorno di LeBron James a Cleveland, l’età avanzata del roster di San Antonio, i problemi fisici delle stelle di Oklahoma, l’assenza di George per Indiana, l’atavica immaturità dei Clippers.
In crescita costante i Warriors, con un nucleo consolidato di giocatori. Gli Splash Brothers sono una realtà: Thompson è fra le migliori guardie della lega, Curry è il nuovo Mvp. Fondamentale l’apporto di Green (secondo difensore dell’anno), Barnes, Iguodala e Bogut, eccezionale l’impatto di Steve Kerr al primo anno da allenatore, dopo i tanti successi da giocatore. Grazie a questo gruppo, Golden State potrà provare a rinverdire i fasti del titolo 1975.
La serie contro Houston si è decisa nelle prime due equilibrate partite ad Oakland. Martedì scorso i Warriors hanno vinto 110 a 106, resistendo all’abbrivio degli avversari, capaci di accumulare 16 lunghezze di vantaggio nel corso del 2° quarto, ma poi condizionati dal problema al ginocchio di Howard. E’ stato Livingston con 14 punti prima dell’intervallo lungo a riportare Golden State davanti. I californiani hanno condotto la ripresa, Curry ha suggellato dalla lunetta con i suoi punti numero 33 e 34. Il finale di gara2 è stato entusiasmante. I Rockets hanno rimontato portandosi sul -1 a 33” dal termine. Barnes ha sbagliato la conclusione ed Harden si è trovato in mano il pallone della vittoria, ma è stato bloccato dalla difesa combinata degli Splash Brothers. Warriors straripanti in Texas, sussulto del Barba lunedì, stanotte si è tornati in California. Houston ha avuto un buon avvio, ma il 4-13 di parziale ad inizio ultimo quarto ha scavato il solco definitivo.
Nessuna stella ad Atlanta, un gruppo omogeneo e ricco di alternative, ma da marzo in poi il calo è stato evidente. Cleveland ha compiuto un percorso inverso, riaccogliendo la sua superstar, acquisendo Love e vantando un Irving sempre più maturo, ma ha dovuto imparare a diventare una squadra. Ha trovato difficoltà sul proprio cammino, l’infortunio di Love, i problemi fisici di Irving, ma si è temprata. Ha eliminato Chicago presentandosi alla finale con grande convinzione.
Al resto ha pensato LeBron. Il migliore giocatore del pianeta ha imperversato su Atlanta, quattro gare con 30,3 punti di media, 11 rimbalzi, 9,3 assist. Per il Prescelto è la quinta finale NBA consecutiva, nessuno ci era mai riuscito con due squadre diverse. Aveva già portato una versione Cavs molto inferiore a questa all’ultimo atto nel 2007. Ora proverà a regalare un titolo ad una città che lo aspetta dal 1964, con i Browns di football, e che nel basket non lo ha mai vinto.
La settimana di pausa aiuterà Irving a ritrovare la piena efficienza, la grandezza di James ha contribuito alla crescita di Shumpert e Mozgov, pur criticata dagli avversari la dura difesa di DallaVedova si è dimostrata preziosa, ma nella serie con Atlanta la vera seconda punta è stato JR Smith. Incostante, ma micidiale nelle sue fasi di furore, l’ex Knicks ha incenerito gli Hawks con le sue triple, addirittura 8 in gara1.
Le due vittorie di Cleveland in Georgia avevano già indirizzato la serie ma è stata gara3 a mettere la parola fine. Priva di Korver e perduto per flagrant foul anche Horford, Atlanta è stata sorretta da una grande serata di Teague che però ha fallito il tiro del successo. Nell’overtime James, pur limitato dai crampi, ha messo gli ultimi cinque punti, una tripla ed un bank shot a trasformare il 109 a 111 in 114 a 111.
L’ultima partita non ha avuto storia, a Cleveland non è rimasto che sedersi ad aspettare Golden State.
Si inizia tra una settimana, Warriors favoriti, ma il Prescelto potrebbe non essere d’accordo