Abusi su minori nella Repubblica Centrafricana, l’Onu sapeva
Cibo in cambio di sfruttamento sessuale. È questo il brutale baratto che, secondo le accuse, sarebbe stato imposto da quattordici militari francesi ai bambini della Repubblica Centrafricana. Il tutto sotto il silenzio, pesante come un macigno, dell’Onu.
«Se fai quello che ti chiediamo, poi avrai cibo», questa è solo una delle frasi contenute nel dossier “Abusi sessuali su bambini da parte delle forze armate internazionali“, realizzato dallo svedese Anders Kompass, funzionario delle Nazioni Unite. Dal lavoro di Kompass emerge un quadro di sfruttamento sessuale che vede coinvolti 14 militari francesi, non ancora tutti identificati, e bambini tra i nove e gli undici anni, che vivevano come sfollati, alcuni orfani, nell’aeroporto di M’poko, a Bangui. I fatti si sarebbero verificati dal dicembre 2013 al giugno 2014, nel corso dell’operazione Sangaris, in cui l’esercito francese su mandato Onu avrebbe dovuto proteggere i civili della Repubblica Centrafricana dagli scontri tra i miliziani anti-balaka e quelli séléka.
I fatti sono da far rabbrividire e al disgusto si mescola anche la sgradevole sensazione che chi si è trovato davanti a tali situazioni non sia stato in grado di arginarle e, a questo punto, abbia deciso che forse era meglio fingere di non aver visto. Sia l’Onu che le autorità francesi erano a conoscenza di quanto avveniva ai danni dei bambini della Repubblica Centrafricana e le Nazioni Unite avevano organizzato una missione di pace nell’aprile 2014 per monitorare quanto accadeva e indagare sugli abusi. A questo però non hanno fatto seguito né denunce ufficiali né azioni concrete. Secondo quanto riferito dal Guardian è proprio l’incapacità dell’Onu di mettere fine agli abusi la molla che spinge Andres Kompass a divulgare in maniera non autorizzata il suo documento e a farlo pervenire alle autorità francesi. Da allora la vicenda ha cominciato a destar scandalo.
L’insubordinazione di Kompass gli è costata la sospensione e il rischio di licenziamento. L’Onu dal canto suo è stato accusato da più parti di aver cercato di insabbiare gli abusi dell’esercito francese. La vice alta commissaria per i diritti umani, Flavia Pansieri, si è fatta agnello sacrificale assumendosi «la piena responsabilità di non aver dato alla questione l’attenzione necessaria», accampando a giustificazione il fatto di essere stata distratta da altre questioni, come il taglio di bilancio.
Ora Kompass è stato reintegrato a lavoro. Hollande, dopo averlo ringraziato, ha affermato che ora la giustizia francese nei confronti dei colpevoli sarà implacabile. Ma se è così difficile arrivare ad additare pubblicamente il verificarsi di tali atrocità, e se oltre a questo sono ben 79 i casi già attestati di abusi sessuali commessi dai caschi blu in missione di pace nel solo 2014 (secondo quanto indicato in un rapporto dell’Onu), allora di quali dimensioni dobbiamo aspettarci che sia quello spaventoso sommerso di cui ancora non si sa nulla? I casi documentati hanno interessato in maniera più cospicua Haiti, il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. Una persona abusata su quattro era un minore.
Twitter: @Fra_DeLeonardis