NBA Playoffs: la rimonta di Houston
Si sono concluse domenica le semifinali di Conference. Ad Est passano Atlanta e Cleveland, delude Chicago. Ad Ovest, i Warriors superano lo spavento iniziale superando Memphis, mentre i Clippers si fanno recuperare da 3 a 1 contro Houston. Si inizia martedì notte sul Pacifico, Golden State-Houston.
I Clippers sono dei perdenti, questo refrain si sente sin dal loro trasferimento a Los Angeles, che li ha messi a confronto con i successi dei Lakers. Ora che i giallovola sono in un periodo buio è la franchigia minore ad essere la rappresentante più degna del basket della città. Eppure quel sortilegio continua a pesare sulle loro teste.
Questi playoffs parevano avere avviato una nuova era, con l’eliminazione al primo turno degli Spurs. Pur privi di Chris Paul infortunato, i Clippers erano riusciti nelle prime due gare con Houston a mantenersi in equilibrio e con il ritorno del loro faro erano arrivati due successi netti in California che avevano portato la serie sul 3 a 1. Da che esistono i playoffs, solo otto volte una squadra è riuscita a rimontare tale svantaggio, fra esse proprio i Rockets per il loro back to back da anello nel 1995.
Accorciate le distanze in Texas, Harden e compagni si sono presentati giovedì a Los Angeles. A 2’35” dalla fine del terzo quarto, Paul ha messo il canestro che è valso l’89 a 70, niente di diverso dalle precedenti partite allo Staples Center. Ai Clippers bastava amministrare quei 19 punti di margine per raggiungere la loro prima finale di Conference della loro storia, invece è accaduto l’inenarrabile. Con Harden seduto in panchina, Corey Brewer e Josh Smith hanno guidato la rimonta di Houston con 15 e 14 punti nell’ultimo quarto rispettivamente, mentre il pubblico assisteva scioccato.
Gara7 di domenica ha avuto poca storia, troppo ravvicinato il contraccolpo. Stavolta il Barba ha recitato da mattatore, 31 punti, con 15 rimbalzi di Howard. Brillante anche Ariza, che ha messo la tripla del suggello nel finale dopo un timido tentativo di rimonta avversario.
I Rockets tornano in finale ad ovest dopo 18 anni e se la vedranno con Golden State, che non ci arrivava dal 1976. I Warriors hanno avuto un momento di difficoltà nella serie, essendosi presentati a Memphis sotto 1 a 2. Gara4 ha rimesso la situazione nei previsti binari, i californiani hanno vinto 101 a 84 con 33 punti di Curry e da lì sono andati sul velluto. L’mvp è stato anche capace di trovare una clamorosa tripla da dentro la propria metà campo a fil di sirena del terzo quarto di gara6 a stroncare le velleità dei Grizzlies.
Pure tra Cleveland e Chicago è stata decisiva gara4. I Bulls erano sopra 2 a 1 e giocavano in casa, ma nei Cavs gioca LeBron James. Ricevuto il pallone da DallaVedova, il Prescelto ha scoccato il suo tiro quando mandava un decimo all’ultima sirena e la retina gonfiata ha sancito l’86 a 84. Cleveland è passata anche senza Love e malgrado Irving sia stato fortemente limitato dai problemi alla caviglia sinistra. Forte delusione da Chicago, umiliata in gara6. Rose è uscito male dal confronto con James, Gasol e Noah hanno dato poco o nulla, solo Butler ha giocato da par suo. Questa eliminazione sancirà la fine dell’esperienza di coach dei Bulls di Thibodeau.
Come Golden State e Cleveland, anche Atlanta ha giocato gara4 sotto 1 a 2. L’ha vinta e poi si è aggiudicata quella successiva, in cui tra le fila di Washington è rientrato John Wall. E’ stato un finale thrilling: con i Wizards sopra di uno a 3” dalla fine Schroder ha mancato il tiro, ma Horford ha preso il rimbalzo offensivo andando ad infilare il canestro dell’82 a 81. Epilogo nella capitale, altra partita equilibrata e quasi andata al supplementare. La tripla messa da Paul Pierce, che sarebbe valsa il 94 pari è infatti partita dalle sue mani una frazione di secondo dopo la sirena. In conferenza, il 37enne ex bandiera Celtics ha dichiarato di non sapere se avrà la forza di continuare, comprensibile.
Stanotte iniziano le finali di conference, secondo noi passano Golden State e Cleveland, ma il pronostico è apertissimo.