Aeroporto di Fiumicino: si vaglia la salubrità dell’aria

Una settimana fa, il 7 maggio un rogo distruggeva quasi interamente il terminal T3, quello dei voli intercontinentali,  dell’ aeroporto di Fiumicino Leonardo Da’ Vinci e metteva in ginocchio la città di Roma.

A distanza di una settimana, la procura di Civitavecchia per mano del procuratore Gianfranco Amendola e del sostituto procuratore Valentina Zavatto, ha iscritto i primi nomi nel registro degli indagati. Si tratta dei responsabili della manutenzione dell’impianto di riscaldamento e condizionamento dell’aria. La procura procede per incendio doloso e il Pm ha nominato un esperto anti incendio e soprattutto un esperto di sicurezza sul lavoro per coadiuvare le indagini. Come sollecitato dai sindacati di base, in particolar modo dalla Cub Trasporti, la procura sta accertando se la riapertura record del terminal sia o meno compatibile con l’attività lavorativa svolta nei pressi del luogo dell’incendio e se vi siano condizioni di salubrità dell’aria tali da non compromettano la salute dei dipendenti aeroportuali.

La stessa Cub Trasporti ha presentato un esposto contro ignoti e nella mattina del 14 maggio ha emesso un comunicato in cui si spiegano le preoccupazioni per l’incolumità dei lavoratori. Nonostante la Asl, Aeroporti di Roma ed Enac abbiano assicurato che non vi siano rischi per lavoratori, viaggiatori e residenti nei pressi dello scalo romano, come conferma la stessa AdR sono 130 i lavoratori della società che gestisce il Leonardo Da Vinci ad aver fatto ricorso alle cure del Pronto Soccorso interno all’aeroporto. Stando a questi dati sarebbe il 4,5% del personale ad aver svolto servizio dalla data del rogo ad aver accusato diverse sintomatologie causate dall’insalubrità dell’aria: gonfiori, difficoltà respiratorie, eritemi, spossatezza, emicranie, arrossamento e bruciore degli occhi e delle mucose. Secondo il sindacato il numero sarebbe comunque sottostimato e non comprenderebbe quanti si sono recati in altre strutture o dal proprio medico curante o non hanno denunciato l’accaduto temendo ritorsioni lavorative.

Non è solo la polvere di amianto sprigionata nell’aria dopo l’incendio a preoccupare i sindacati e i cittadini della città di Fiumicino, ma di un complesso di sostanze, la cui tossicità e pericolosità per l’organismo umano è vicendevolmente amplificata, sottovalutate dalla società gestrice dell’impianto le cui smentite e rassicurazioni sarebbero prive di fondamento. Come si legge infatti sul comunicato della Cub Trasporti : “AdR fonda la sua ‘granitica’ certezza che nessun lavoratore stia rischiando la propria salute sulla base di quanto si suppone stia asserendo la HSI Consulting, società di consulenza del gestore a cui sarebbe stato affidato il compito di effettuare le analisi ambientali dal giorno 9.5.2015 da AdR stessa. Peccato che tali dati non siano stati ancora pubblicati e che comunque le analisi siano cominciate dopo la decisione che venisse riaperto il T3” e ancora “la Asl ha avviato le verifiche ambientali a partire dal giorno 11.5.2015 e l’A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la Prevenzione Ambientale) ha installato le centraline, a quanto pare, solo il giorno 12.5.2015 ed i risultati delle analisi di tali strutture pubbliche non saranno disponibili prima del 20.5.2015, secondo quanto dichiarato dalla stessa Asl in Prefettura. Eppure sono molti già i comunicati e le affermazioni di responsabili delle Asl che continuano ad asserire che non ci sono problemi per la salute dei lavoratori e dei passeggeri: purtroppo però non è dato sapere sulla base di quali convinzioni prendano forma tali considerazioni”.

Tutto ciò mentre il medico competente della Polizia di Stato ha dichiarato inagibile l’ufficio delle forze dell’ordine adiacente alle postazioni di lavoro degli addetti aeroportuali e a pochi metri dai locali di transito dei passeggeri dell’aeroporto romano.