Agenda sicurezza: l’Europa contro il terrorismo
Nessun Paese può affrontare le sfide di terrorismo, crimine organizzato e cybercrimine da solo. È partendo da questa consapevolezza che il primo vice presidente Frans Timmermans, insieme al commissario Ue per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos, ha presentato ieri al Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, l’Agenda sulla sicurezza 2015-2020.
Le minacce attuali legate al terrorismo spingono verso la ricerca di contromisure efficaci e la nuova strategia di sicurezza comunitaria è sintetizzata in questa Agenda che, sostituendosi a quella in vigore nel periodo 2010-2014, dovrà garantire la cooperazione tra i Paesi membri dell’Ue in materia di sicurezza. Tale documento, che la Commissione chiede che venga approvato in vista del prossimo Consiglio europeo di giugno, consta di venticinque pagine e mette a fuoco tre priorità assolute: togliere ossigeno economico al terrorismo, collaborare con i colossi di Internet per contrastare la propaganda sul web e sui social network, cooperare per fermare il transito dei foreign fighters. Quanto al primo punto, l’Agenda si propone di predisporre misure efficaci per seguire meglio i flussi di denaro, in modo da poter tracciare le operazioni finanziarie delle reti criminali. Verranno aumentate le capacità delle autorità nazionali competenti per congelare e confiscare beni illeciti.
Particolare attenzione viene riservata alla questione della criminalità informatica (e del reclutamento online). Il rafforzamento di Europol (l’Ufficio di Polizia Europeo) passa attraverso la creazione di un Centro europeo anti-terrorismo che dovrà facilitare lo scambio di informazioni e la cooperazione operativa tra le autorità di polizia e giudiziarie degli Stati membri. In seno a questo Centro, a partire da luglio dovrà attivarsi la Internet Referal Unit (EU IRU), una sezione dedicata a fornire agli Stati un supporto per l’identificazione e la rimozione di contenuti violenti online. Poiché non è mai facile procedere su piattaforme che hanno giurisdizioni transnazionali, la Commissione istituirà nel corso dell’anno un forum dell’Ue con le principali società informatiche, in modo da accordarsi su come procedere per combattere la propaganda terroristica, ormai dilagante sui nuovi media, anche attraverso uno studio delle tecnologie di cifratura che ancora permettono ai gruppi criminali di comunicare in maniera sicura.
L’Agenda ha dunque al centro il tema della cooperazione volta a proteggere la sicurezza continentale, tuttavia non dimentica che la maggior parte delle minacce ha origine fuori dai Paesi dell’Ue, pertanto elemento fondamentale di questo piano quinquennale è la collaborazione con Paesi terzi. L’Ue ha già avviato un’iniziativa antiterrorismo con i Paesi dei Balcani occidentali per lo scambio di informazioni sulla lotta contro terrorismo e jihad. A febbraio inoltre ha preso il via un nuovo programma contro la radicalizzazione e per arginare il flusso di combattenti stranieri provenienti dall’Africa settentrionale, dal Medio Oriente e dai Balcani Occidentali. L’investimento economico per tale operazione ammonta al momento a 10 milioni di euro.
L’intromissione nei dati online e il controllo dei flussi migratori sono interventi delicati, che rischiano, come è già accaduto, in special modo negli Stati Uniti, di mettere a repentaglio i diritti fondamentali di privacy e libertà di ogni uomo. Troppe volte il rispetto dei dati personali così come la libertà di circolare e viaggiare sono stati sacrificati a forza in nome della sicurezza. Far sì che non si tratti di principi in lotta tra loro ma complementari è la sfida che attende l’Europa.