Riforma scolastica francese: sì all’Islam no al Cristianesimo
Con il passare delle settimane, il dibattito intorno alla riforma scolastica francese diviene sempre più animato: sono tutti d’accordo con la ministra dell’Educazione nazionale, Najat Vallaud-Belkcacem, sull’importanza dei principi repubblicani “laïcité, égalité, citoyenneté” ma, quando si tratta di redistribuire concretamente le materie e le relative ore, la questione diventa più complessa, soprattutto se queste riguardano il “collège”, la scuola secondaria inferiore.
Perché la storia è importante. La riforma della scuola media francese torna a far parlare di sé a causa di alcuni probabili cambiamenti inerenti al programma di una materia a cui gli europei sono particolarmente legati: la storia. L’obiettivo dello studio di questa materia rimane quello di fare in modo che gli studenti vengano a conoscenza di avvenimenti rilevanti avvenuti in passato senza alcun tipo di distorsione. Il fine ultimo rimane, dunque, quello di una corretta prospettiva storica: acquisire le nozioni necessarie per comprendere al meglio il mondo di oggi.
Tuttavia, il Consiglio superiore dei programmi (CSP) ha operato una distinzione tra materie di studio obbligatorie e materie la cui trattazione dipende dalle scelte dell’insegnante. È proprio a causa di questa distinzione che si sono scatenate le polemiche: lo studio dell’Islam verrà considerato obbligatorio, mentre sarà facoltativo quello del Cristianesimo medievale. Ciò significa che, nel caso in cui l’insegnante ritenesse quest’ultima materia rilevante, dovrebbero comunque trattare il Cristianesimo unicamente in relazione all’influenza della Chiesa sulla mentalità rurale.
Secondo Madeleine de Jessey, segretario nazionale responsabile di programmi di formazione per l’UMP, i recenti cambiamenti del sistema scolastico rischiano di ingabbiare gli studenti in una “logica di pentimento”.
Le scelte relative al programma hanno scatenato non poche perplessità, in quanto, benché teoricamente mirino a migliorare l’integrazione, in pratica minano il sentimento di orgoglio nazionale.
La problematica non è tanto il ricordare errori del passato o lo studio di culture differenti, quanto la costruzione di un immaginario sbagliato del proprio Paese: i futuri cittadini francesi devono conoscere in primis la storia della propria cultura così da poterne ammirare le peculiarità.
Un percorso più tecnico. Le contestazioni riguardano per lo più il campo umanistico: la storia, il greco, il latino e le lingue. In relazione a quest’ultime, il ministro riterrebbe altamente dannose le classi bilingue. Tale bilinguismo era stato inizialmente creato per rafforzare lo studio del tedesco. L’ex primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha dichiarato in proposito: «Il suo insegnamento è il fulcro dell’intesa franco-tedesca».
Inoltre, latino e greco dovrebbero essere eliminati dai programmi obbligatori, rimanendo presenti come materie opzionali. Il fine è sempre quello di rendere il percorso di studi più scientifico, o meglio, più tecnico, così da favorire l’inserimento nel mondo del lavoro.