La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per il blitz delle forze dell’ordine nella scuola Diaz, dove dormivano molti manifestanti durante il G8 di Genova del 2001. Quanto avvenuto nella notte del 21 luglio 2001 – l’irruzione degli agenti, la perquisizione le violenze ai danni di chi dormiva nella struttura – «deve essere qualificato come tortura» secondo la Corte per i diritti dell’uomo. La condanna è arrivata grazie al ricorso di Arnaldo Cestaro (all’epoca dei fatti sessantaduenne) che durante quella notte fu brutalmente picchiato dagli agenti, al punto da dover essere operato e da avere, a distanza di quasi quindici anni, ripercussioni fisiche dovute al pestaggio. Secondo l’avvocato di Cestaro, Nicolò Paoletti, i colpevoli non sono mai stati puniti adeguatamente perché le leggi italiane non prevedono il reato di tortura o reati altrettanto gravi. La Corte, quindi, oltre a dare ragione a Cestaro, ha condannato l’Italia per la mancanza di una legislazione adeguata, intimando di colmare il vacuum legislativo: la mancanza di questi reati, infatti, non permettere allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell’ordine.