Accordo sul nucleare, ultima chiamata

Giorni febbrili hanno tenuto a lavoro a Losanna il cosiddetto club dei 5+1, cioè i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) con l’aggiunta della Germania. La partita giocata in Svizzera tra le sei superpotenze e l’Iran ha una posta in gioco molto alta: si parla infatti di nucleare e di come fare a tenere sotto controllo l’attività di un Paese ad alto rischio come l’Iran. Il tema è talmente spinoso che, nonostante il susseguirsi degli incontri, allo scoccare della mezzanotte del 31 marzo, indicata come deadline, l’accordo non c’era ancora. Ma il dipartimento di Stato americano non ha gettato la spugna, dichiarando di essere disposto a continuara a lavorare anche dopo la data di scadenza.

L’obiettivo dei giorni di Losanna è quello di giungere a un’intesa sulla natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano, per arrivare a un accordo definitivo e più dettagliato entro la fine di giugno, in base al quale vengano ridotte per almeno dieci anni le capacità nucleari di Teheran. L’Iran già nel 2006 aveva avviato un processo di arricchimento dell’uranio al 3,5%; nel 2011 la sua capacità di arricchirlo è arrivata al 20%. Il 90% è il livello di arricchimento necessario per la bomba atomica. Al momento nel Paese ci sono circa 19.000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, ci cui circa 10.000 attive. L’obiettivo della diplomazia internazionale è quello di ridurle al massimo a 6.000. Inoltre tutti gli impianti dovranno poter essere sottoposti a controlli costanti da parte degli ispettori internazionali. Tale programma ha l’obiettivo di allungare il cosiddetto “breakout time”, cioè il tempo necessario per produrre abbastanza uranio arricchito per un bomba atomica, ad almeno un anno, in modo da avere, quantomeno in teoria, il tempo di intuire eventuali cattive intenzioni di Teheran e poterle stroncare. Tra le richieste sul tavolo di Losanna anche quella di mandare in Russia le riserve di uranio già arricchito, ipotesi che però il funzionario iraniano Abbas Araghchi ha detto di non essere disposto ad accettare.

nucleare iran

L’Iran, in cambio della firma sull’accordo, chiede la revoca totale delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Onu, mentre la controparte punta a una revoca graduale delle sanzioni in questione. La buona riuscita di questa lunga sessione diplomatica comporterebbe dunque non solo dieci anni di relativa tranquillità, durante i quali l’Iran dovrebbe essere impossibilitato a costruire una bomba atomica, ma anche una ripresa dell’economia del Paese, da anni oppresso dalle sanzioni che ne fiaccano il sistema finanziario. E tale rifioritura comporterebbe anche un rafforzamento dei moderati eletti a Teheran. La posta in gioco è dunque di portata mondiale. E così, anche se la fatidica mezzanotte è ormai scoccata, la carrozza non può ancora trasformarsi in zucca e portare via da Losanna i rappresentanti dei 5+1 È ancora tempo di restare, persuadere, lottare.

 

@Fra_DeLeonardis