ESCLUSIVA LD24 – Truffa ai disoccupati: 1900 Euro per “comprare” un posto al CONI

Nell’Italia della crisi senza fine si pagano quasi 2000 per un posto di lavoro statale e, tragica beffa, si tratta di una truffa, in cui cadono disoccupati, precari e lavoratori in difficoltà. Si infanga inoltre il nome di un’istituzione pubblica come il CONI, la quale col raggiro non ha nulla a che fare  ed è anzi parte lesa.

E’ successo a Simone con cui stasera ci incontriamo in un pub, qui all’Eur. Simone è un padre separato, non ha ancora 35 anni e fa l’operaio da quando ne aveva venti. La cooperativa per cui lavorava è in regime di concordato da più di un anno, lui è finito nella cessione di ramo d’azienda che ha mantenuto gli appalti. I turni di lavoro sono duri quanto prima, il mese scorso un suo collega ha staccato dopo 12 ore ininterrotte e ha avuto un colpo di sonno al volante, ma lo stipendio è decurtato e nel passaggio tra una società e l’altra ci ha rimesso la quota sociale che lo obbligavano a versare da sei anni, le ferie mai godute né rimborsate, il TFR accumulato finora e due stipendi.  Non vive più con l’ex-moglie, le spese raddoppiano e i figli crescono.

 

La truffa e il posto fisso

La possibilità di una svolta arriva quando Marco, un collega, gli racconta che una coppia di suoi amici stanno per essere assunti al CONI, un lavoro pulito e serio, a tempo indeterminato, quasi eterno in quanto statale, pagato decentemente e senza turni massacranti. Secondo la coppia di amici di Marco si tratta soltanto di pagare 1900 euro, la mazzetta per qualche interno, poi nel giro di due mesi arriva il contratto (glielo hanno anche mostrato), l’assunzione e il primo giorno di lavoro. Simone ci pensa ma non per sé almeno all’inizio: lui almeno un lavoro ce l’ha. Pensa alla sua amica Rita, disoccupata da anni e in continua difficoltà economica. Simone si offre di pagare lui la quota di Rita, lei glieli ridarà lavorando, se andranno persi peggio per lui, in un gesto di generosità decide di assumersi i rischi. Rita si informa, chiede garanzie che né Simone, né Marco possono darle e rinuncia. Simone poteva racimolare tra i risparmi i 1900 euro per Rita ma non per sé, adesso che lei si tira indietro decide di tentare.

<<Avevo visto un barlume di luce… Ti promettono un sogno e ti regalano un incubo>> dice Simone, mentre racconta la storia e assaggia la sua birra. Quando decide di pagare, Simone contatta la coppia e parla col marito, Claudio. Al contrario di Marco che è stato tirato dentro come Simone, Claudio sembra conoscere le persone che negoziano le assunzioni, invita Simone a trovare altri candidati disposti a pagare, di posti ce ne sono a volontà. E’ la versione proletaria dell’albero degli zecchini di Collodi, in cui si attende come una manna dal cielo la possibilità di poter pagare quello che dovrebbe essere un tuo diritto.

contratto truffa

L’iter per la finta assunzione

Claudio chiede a Simone le foto e il curriculum, i due si incontrano, Claudio gli mostra il proprio contratto, offre le stesse garanzie che hanno già offerto a lui e spiega che lui prende soltanto una percentuale. La donna che ha trovato il posto a lui e alla moglie, riceverà il grosso dei soldi di Simone e degli altri. La struttura sembra farsi piramidale, un multi-level in cui il livello superiore a quello di Claudio e che forse è il vertice è occupato da Teresa.

“Claudio la descrive come una persona con agganci in politica, contatti nella sede centrale del PDL di Piazza San Lorenzo in Lucina, grazie ai quali poteva vantare le conoscenze necessarie per ottenere favori e corsie preferenziali. Probabilmente Teresa millantava soltanto per costruirsi una credibilità. Claudio mi disse anche che una delle riunioni in cui Teresa avrebbe discusso delle assunzioni con chi di dovere, sarebbe avvenuta in una sede dell’AMA” L’AMA è una location coerente, un altro pezzo di parastato con indagini a carico e nomea cittadina di far west delle lottizzazioni, tuttavia sarà lo stesso Claudio a specificare che l’ente (come nel caso del CONI) non c’entra nulla, chi aveva accesso alla sala pare fosse un dipendente truffato a sua volta.

 

I primi sospetti

A quel tempo tuttavia Simone non sa ancora niente e finisce col crederci e pagare i 1900 Euro. Riscosso il denaro e consegnato a Teresa, Claudio fissa per conto di lei un appuntamento per un colloquio a qualche giorno di distanza. Il colloquio si rivela informale, avviene in una scuola di musica in via Grattoni, una breve chiacchierata con un uomo che a malapena si presenta per nome. Simone a questo punto è scettico e vuole chiudere l’assunzione al più presto, paga di tasca sua le analisi del sangue che gli ha chiesto Claudio, gli dicono di portare il responso ad una dottoressa all’Esquilino, quando si presenta per la “visita del CONI” gli fanno saltare la fila dello studio medico. Dopo una visita sbrigativa Simone risulta sano come un pesce, abile e arruolato per il CONI, ma prima di uscire nota distrattamente il cartello appeso alla porta dello studio: la signora è un medico oculista.

Intanto anche il percorso degli altri candidati continua: nella sola cerchia di Simone e Marco, Claudio ne ha portati dentro altri cinque tra precari e disoccupati, e ad alcuni di essi destinati a mansioni impiegatizie fanno frequentare un corso di informatica in una scuola di musica in zona Santa Croce in Gerusalemme .

 

La verità viene a galla

E’ a questo punto che uno dei colleghi coinvolti cerca il nome di Teresa in rete e scopre che si tratta di una truffatrice seriale, già indagata nel 2014 per dei falsi posti in Campidoglio. Lo schema è sempre lo stesso: Teresa millanta familiarità con istituzioni, partiti e soprattutto enti statali, si rende credibile e costruisce la sua gerarchia di truffati e promoter inconsapevoli, l’ultima volta pare fossero 150. L’amico di Simone e Marco avverte i colleghi, le vittime si incontrano e pretendono spiegazioni, scoppia la bomba.

“Dovevo essere assunto a Gennaio, a Dicembre abbiamo avuto la certezza che fosse una truffa e siamo andati da Claudio. Soltanto allora abbiamo scoperto che prendeva la stecca, ma è stato fregato pure lui… insieme alla moglie si erano licenziati per prendere anche loro il posto fisso fantasma. A questo punto tutti gli abbiamo chiesto indietro la sua parte dei soldi, poi abbiamo preteso di incontare Teresa” E’ spigliata la signora Teresa, veste firmata, ha una bella auto e, si dice, conti tre colf alle proprie dipendenze. Quando li incontra nega la truffa, i posti c’erano ma sono saltati, sostiene, poi promette di restituire tutto, ma le settimane passano e gli unici a recuperare qualcosa sono i più cattivi, quelli che l’aspettano davanti all’auto o sotto casa, che la minacciano e vantano amicizie con malandrini peggiori di lei.

 

La TV, le iene e gli sciacalli

Qui torna in gioco Rita che racconta alle Iene di Mediaset tutta la storia, ma senza avvertire il suo amico Simone. Lo attirerà pochi giorni dopo in un appuntamento per un caffè con trappola, presentandosi senza preavviso con quelli della TV. Alle Iene il servizio li interessa da morire, corteggiano Simone per giorni, lo tempestano di telefonate, Simone esita poi acconsente per un’intervista a volto coperto. Le Iene seguono la storia da tempo ma gli mancava un testimone, il giorno dell’intervista però Simone non si presenta: “Capisco che lo fanno per una buona causa, ma mi sentivo braccato, sentivo troppo la pressione del business e dell’audience che devono fare. Però la storia bisogna raccontarla, per evitare che ci vadano di mezzo altri come è accaduto a me. Così ho preferito raccontarla a voi”.

Lo ringrazio aggiungendo che comunque, adesso che il tappo è saltato, le Iene il loro testimone lo troveranno senz’altro, magari tra qualche settimana. Io e Simone ci salutiamo, lui cercherà di recuperare il denaro, io di scrivere un articolo in grado di mettere in guardia altri come lui. Quella che ci chiede di rendere pubblica è una storia di pressione sociale, di umiliazione dei diritti costituzionali a partire dall’Art. 1 e dall’Art. 4, di recessione, di fallimenti e disoccupazione, in cui il lavoro non soltanto diventa merce, ma merce di contrabbando per cui svenarsi alla borsa nera. Soltanto alla fine, col malessere sociale ormai persistente e generalizzato, compaiono gli sciacalli pronti a sfruttare la disperazione dei molti e questa diventa anche una storia di piccoli truffatori, insulsi e cialtroni.

 

di Daniele Trovato

Twitter: @aramcheck76