Chiambretti: un “Grand Hotel” da ristrutturare
“La frivolezza ha sempre molta profondità”, disse Piero Chiambretti scomodando Proust e spalancando le porte del suo nuovo Grand Hotel. Due interminabili ore dopo, il pubblico stoicamente rimasto sveglio ha potuto affermare senza troppi dubbi che il buon Proust si è clamorosamente sbagliato. Perché nella frivolezza, spesso, può non esserci assolutamente nulla di più della frivolezza. Così, nelle prossime settimane, la seconda serata del venerdì sera di Canale 5 ospiterà quello che Chiambretti – abile “agghindatore” di programmi – sta provando come suo solito a far passare per un esperimento innovativo, che rompe gli schemi della tv canonica ma che, almeno stando a quanto visto nel corso della prima puntata, ha tutti i presupposti per diventare l’ennesimo calderone trash del piccolo schermo.
Come nel caso dello storico Markette – Tutto fa brodo in tv, anche il sottotitolo del Grand Hotel – “Gente che va, gente che viene” – è coerente con l’idea di fondo che sembra dominare i prodotti di Chiambretti: quella convinzione che, in televisione, ci possa stare un po’ tutto, purché ben infiocchettato e incastonato in uno studio patinato e curatissimo in cui gettare gli ospiti di turno circondandoli da comparse isolite e opinionisti sofisticati o presunti tali. Ma cosa è andato allora in onda nella prima puntata del 20 febbraio? Poco, in effetti. O meglio, poco di quello che sarebbe potuto andare in onda in 120 minuti di trasmissione e ancor meno di quello che era stato annunciato. In uno studio scenograficamente mal pensato – più interessante sarebbe stato riprodurre la hall, vero non-luogo di passaggio, invece che una pseudo sala da pranzo che poco aveva di un albergo ma molto di un centro congressi – la gente che sarebbe dovuta “andare e venire” lo ha fatto, sì, ma molto, molto lentamente. La prima ora, interamente sprecata con la coppia Mauro Icardi – Wanda Nara, si è trascinata tra domande banali di Chiambretti e le risposte che ci si possono aspettare da un calciatore 22enne e una showgirl (con lei più loquace ma meno pratica della lingua italiana di lui). Qui il tentativo di intravedere “la profondità nella frivolezza” di cui sopra è stato complicato dalla notizia che, degli 800 mila euro da lui guadagnati in un anno, 700 mila sono stati spesi in regali per la moglie.
Finito il momento “gossip-calcio”, proprio quando le speranze di un miglioramento stavano per abbandonare chi ancora resisteva davanti alla tv, ecco una luce all’orizzonte: Christian De Sica. Bisogna riconoscere che qui i toni si sono risollevati: il conduttore continua a non brillare ma l’ospite sì, anche perché, se togli De Sica dal set di un cinepanettone e lo fai parlare, ci sono ottime probabilità che qualcosa di interessante e intelligente lo dica e, con un po’ di fortuna, prenda il microfono e canti Parlami d’amore Mariù (senza accompagnamento musicale, dal momento che Chiambretti aveva fatto preparare al pianista il pezzo sbagliato). Terzo e finalmente ultimo ospite, la super star del momento, colui che per alcuni è un genio e per altri un pazzo incredibilmente fortunato. Da qualunque parte stia la verità – che di certo non è venuta fuori ieri sera – il breve intervento di Massimo Ferrero movimenta, nei limiti del possibile, una puntata fiacca e fa venire voglia di scrivere una lettera a Mediaset pregando di assumere lui, come conduttore. Il resto della “gente che va, gente che viene” altri non erano che il solito Cristiano Malgioglio – promosso per l’occasione direttore d’albergo – un paio di ballerine e cantanti glamour che hanno fatto molto chiasso e nulla di più e una platea di opinionisti poco credibili e innaturali. Chicca finale per salutare i telespettatori: l’ereditiera Elettra Lamborghini, la “Paris Hilton italiana”, che confessa di avere ben due aspirazioni: fare un calendario e girare un porno (entrambe passioni che la 19enne si porta dietro dall’infanzia, pare). In questo vacuo Grand Hotel di frivolezza se ne è vista. La profondità, a quanto pare, è più roba da Bed&Breakfast.