Sanremo: vince Il Volo. Secondo Nek, terza Malika
Tutto come previsto: Il Volo si aggiudica il 65° Festival di Sanremo col brano “Grande Amore”. Secondo posto per Nek, che sulla scia del successo ottenuto nella gara delle cover con la reinterpretazione di “Se telefonando”, si piazza sul podio e vince il Premio per il miglior arrangiamento e il Premio della sala stampa. Terza Malika con “Adesso e qui (nostalgico presente)”. La sua eleganza premiata invece col Premio della critica.
Questa la classifica con le posizioni a sorpresa di Lorenzo Fragola, neo vincitore di Xfactor sul podio nei pronostici e Nina Zilli, penalizzata insieme a Chiara e Annalisa da testi inconsistenti che non hanno reso giustizia alle loro voci.
Ma subito dopo la vittoria de Il Volo il web insorge e si ribella al verdetto di Sanremo. In realtà , la protesta della rete è durata per tutta la settimana. Il trionfo dei tre tenorini infatti era più che scontato e mentre le esibizioni sul palco dell’Ariston erano accompagnate da applausi scroscianti, ondate di tweet e commenti di protesta affollavano i social. << Vi meritate la fine dei Jalisse >>, recita uno dei post più ironici, augurando a Pietro Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble di finire presto nel dimenticatoio come il duo dei Jalisse che nel 1997 trionfò a Sanremo col brano “Fiumi di parole”.
La differenza è che gli unici a non conoscere Il Volo, anzi a ignorare e legittimare il loro successo siamo noi italiani. Questo trio di ragazzini, (sì sembra incredibile ma sono appena ventenni) formatosi dopo la partecipazione al programma Ti lascio una canzone, ha spopolato nel resto d’Europa e in America, duettando con star internazionali come Anastacia e Barbra Streisand, e con il loro “Grazie Italia” urlato alla consegna del premio si sono tolti qualche sassolino dalla scarpa. Vedremo se il gradimento del nostro pubblico dopo Sanremo aumenterà o se il voto di ieri sera è solo merito di quelle fasce d’età “mature”, legate alla tradizione e a quel modo di cantare che non esiste più e che incarnano di certo i destinatari del servizio pubblico televisivo ma non quelli del mercato radiofonico e discografico italiano.
Questa tesi rispecchia la distribuzione dei voti di ieri sera, chiarita in conferenza stampa da Nando Pagnoncelli, dopo che sul web era divampata la polemica su molti voti a favore di Nek rifiutati dal sistema di conteggio: Al televoto Il Volo si è posizionato al primo posto col 56% dei voti nella finale a tre. Al secondo Nek col 33% e al terzo Malika all’11%. La giuria di qualità ha invece premiato Malika al primo posto, poi Nek con 37,5% e il Volo col 22,9%. La giuria demoscopica ha premiato Nek, seguito da Il volo e da Malika.
La classifica finale, ricavata dalla somma dei voti, ha assegnato il 39,05% a Il Volo, secondo Nek 35,38% e terza Malika 25,56 (fonte Ansa).
Insomma un po’ di pepe per questo Sanremo in cui è filato tutto liscio, che ha smentito la formula del “purchè se ne parli” con cui erano state giustificate alcune scelte anticonformiste degli anni passati non premiate dagli ascolti. Il Festival di Carlo Conti è stato il più visto delle ultime dieci edizioni.
Le scelte sono state tutte più o meno azzeccate a cominciare dal cast con Emma e Arisa non del tutto a loro agio sul palco dell’Ariston ma che alla fine hanno retto bene, l’una rispondendo con autocritica l’altra facendo sorridere involontariamente. Avrebbero potuto far meglio nel look e magari fare un po’ di più il loro mestiere, occupando con qualche duetto lo spazio concesso a molti ospiti inutili. Rocio Munoz Morales quasi invisibile, ma calata giustamente nel ripristinato ruolo della valletta bella e muta.
Nei cantanti nessuna eccellenza ma molte sufficienze e le Nuove Proposte molto meglio di alcuni Big.
Nota dolente dell’edizione i comici. Dall’imbarazzante Siani al moralismo spicciolo di Panariello, agli inconcludenti Pintus e Cirilli, ai tentativi poco riusciti di Luca e Paolo e Virginia Raffaele e le incursioni “tali e quali” a Zelig, a vincere su tutti è stato il non comico Rocco Tanica.
Tra promossi e bocciati bisogna ammettere che se l’intento di Carlo Conti era accontentare tutti è normale già pensare ad un bis.