Sanremo: “Caro” Siani, non è satira, è bullismo
Ognuno di noi ha avuto – in classe, a calcio, in parrocchia – il compagno popolare, carino e cattivo che gli ha funestato pomeriggi e annate intere.
Tutti, quasi tutti, siamo stati troppo grassi, troppo magri, troppo timidi, con l’apparecchio o con gli occhiali.
L’infanzia e l’adolescenza, si sa, sono momentacci. E i bambini sono crudeli.
Oggi, però, ci siamo evoluti. E sappiamo che per certe manifestazioni aggressive e dolorose c’è un nome: bullismo.
Negli anni ’80 non lo sapevamo, oggi si: è bullismo.
Se vieni messo in difficoltà, emarginato, segnato, insultato per il tuo aspetto, è bullismo.
Se uno più forte, più magro, più bello, più grande, più popolare ti mette in ridicolo davanti agli altri, è bullismo.
Se un uomo di 40 anni, famoso, magro, con gli occhi azzurri e un microfono in mano irride un bambino, non famoso, non magro, con gli occhi di un colore che non arriviamo a leggere e soprattutto senza microfono in mano, come lo vogliamo chiamare?
“E’ una battuta – si giustifica Siani – sarà il pubblico a decidere se divertente”.
E invece no. Perché i bambini, si sa, ridono quando il più debole viene messo in mezzo. Non è la risata, il criterio, è un altro il valore di fondo.
Perché parliamo di grande contro piccolo, forte contro debole, tanti contro uno.
Negli anni ‘80, quando le battute sulla Salerno-Reggio Calabria facevano ancora ridere, caro Siani, non lo sapevamo che si chiamasse bullismo.
Oggi si.
Ma nemmeno negli anni ’80 ci si permetteva di fare battute sulla “presunta stazza” di una violinista, donna, senza concederle il diritto di replica.
Perché mentre la signorina ieri – priva di microfono – non poteva far altro che sorridere, lei insultava una donna in Eurovisione.
La signorina, intenta a svolgere il proprio lavoro, che presumibilmente riguardava l’esecuzione di brani musicali e non l’ingrato compito di fare da spalla ad un inopportuno ‘comico’ privo di idee, avrebbe avuto tutto il diritto di dire la sua.
In un Sanremo che le ha viste tutte, dall’aspirante suicida di Pippo Baudo alla “farfallina di Belen”, il bullismo in diretta rappresenta sicuramente il punto più basso mai toccato.
A proposito, ho sentito di donazioni ad ospedali, giustificazioni e maldestri tentativi di spiegare.
Ma le scuse sono un’altra cosa.
Forse, dopo aver mostrato ai nostri figli come si possa essere imbecilli e inopportuni, sarebbe il caso di mostrare anche come ci si assumano le proprie responsabilità.