NBA: Belinelli dà a Popovich la numero 1000
Marco Belinelli mette il canestro decisivo nella vittoria in rimonta di San Antonio ad Indianapolis, ennesimo traguardo della carriera di Popovich. E’ rientrato finalmente Bargnani, tanti infortuni illustri alle soglie dell’All Star Game. Vittorie importanti nella notte per Milwaukee, Oklahoma e Clippers.
2” al termine, 93 pari alla Fieldhouse, palla a Belinelli. L’azzurro finta, palleggia, si arresta e da sei metri lascia partire un jumper che si infila nel canestro. E’ la millesima vittoria di Popovich su una panchina NBA, ottenuta tra l’altro nel suo stato di nascita. Il coach di San Antonio è il nono a riuscirci, ma solo in due, Phil Jackson e Pat Riley, ci sono arrivati in meno partite e solo uno, Jerry Sloan, ce l’ha fatta con un singolo team. A differenza dello storico allenatore di Utah però, Popovich ha poi concretizzato con cinque anelli. I meriti della sua ventennale esperienza a San Antonio sono infiniti, ma fra tutti vi è stata la capacità di integrare l’apporto degli ormai anziani Big Three con quelle di risorse fresche, e Belinelli ne è una dimostrazione.
Sopra di 14 dopo tre quarti, Indiana ha subìto la rimonta Spurs, ma sorride per le notizie su Paul George, che potrebbe rientrare prima del previsto, forse a marzo, anche se per i playoff sembra tardi.
Privi di Griffin, che si è operato al gomito sinistro e starà fuori un mese, i Clippers sono passati a Dallas con una prestazione “illegale” di DeAndre Jordan. Il lungo ha preso 27 rimbalzi, massimo in carriera. “Sembrava Wilt Chamberlain nel 1963” ha detto di lui Carlisle. I Mavs hanno peraltro compensato l’assenza avversaria nei primi 8′: fuori prima Chandler per un problema alla caviglia e poi Ellis per una botta al fianco.
Oklahoma vince a Denver con 40 punti e sette triple di Durant e si mantiene a distanza ravvicinata dalla zona playoffs. I Thunder sono noni come New Orleans, priva di Anthony Davis dopo la contusione alla spalla rimediata contro Chicago e conseguentemente battuta da Utah. I Pelicans conducevano 64-50 a metà terzo quarto, poi si è scatenato Hayward con 25 punti nella ripresa guidando i suoi ad un 21-3 di parziale che ha ribaltato l’inerzia.
Golden State conferma a Filadelfia il miglior record NBA pur in una serata negativa dall’arco, Speights ha messo i canestri dello strappo decisivo nell’ultimo quarto.
Sconfitta da Memphis, Atlanta ha ripreso la marcia a Minneapolis con 28 punti di Horford e 26 di Carrol. I critici hanno trovato un difetto a questi magnifici Hawks: prendono pochi rimbalzi offensivi. Budenholzer ci lavorerà.
Washington risale surclassando i derelitti Magic del coach ad interim Borrego, subentrato al licenziato Vaughn. Wall è rimasto ad un libero dalla tripla doppia.
I giovani di Milwaukee hanno battuto i vecchi di Brooklyn, eccezionale il loro progresso rispetto allo scorso anno. Middleton ha ispirato la rimonta da -17, concentrando nel 3° periodo 12 dei suoi 18 punti e recuperando tre palloni.
E’ rientrato Bargnani dopo tempo immemore, 13′ con 4 punti e 2 rimbalzi nella sconfitta di New York con Miami. I Knicks hanno fermato Anthony nel corso della gara per affaticamento al ginocchio e la sensazione è che dopo l’All Star Game non lo vedremo molto. 32 punti di Bosh per gli Heat, sempre privi di Wade. Le due stelle dello squadrone che fu di LeBron hanno giocato assieme poco più della metà delle partite e solo l’inconsistenza delle inseguitrici ad Est potrà garantire la loro presenza in post season.
E’ morto ad 83 anni l’ex Coach di North Carolina Dean Smith, maestro di tanti campioni NBA, fra tutti Michael Jordan, che per lui vinse il titolo NCAA del 1982 con quel celebre tiro sulla sirena.
Adam Silver ha festeggiato un anno da Commissioner. Apprezzato per la gestione del caso Sterling e per aver chiuso un contratto da 24 miliardi sui diritti televisivi, ha ora proposto una riforma che consenta alle migliori 16 della lega, a prescindere dalla Conference, di accedere ai playoffs. Mi sa che ad Est non saranno d’accordo.