Mondiali Vail: il super G è di Hannes Reichelt
Continua la festa austriaca ai Campionati del Mondo di sci alpino di Vail-Beaver Creek: dopo l’oro al femminile arrivato grazie all’eleganza ed alla grazia personificate in Anna Fenninger ieri è stato Hannes Reichelt, il “gigante buono” del circo bianco, a regalare al Wunderteam il titolo maschile.
La gara di ieri sera è stata bellissima in primis perchè la Birds of Prey di Beaver Creek è una delle più difficili del circuito ed il tracciato ne esaltava le caratteristiche, poi perchè la gara si è disputata in una bella giornata di sole che ha dato la possibilità agli atleti di spingere al massimo e soprattutto perchè è stata “onorata” dalla presenza di due fuoriclasse che avevamo dati per non competitivi perchè reduci da infortuni seri. Aksel Svindal dopo la rottura del tendine di achille patito ad ottobre è tornato a tempo di record ma nessuno avrebbe scommesso una lira sulla sua competitività. Invece dopo una gara avveduta tatticamente si è dimostrato solidissimo ed è finito sesto. Un grande rientro. Bode Miller invece ci ha fatto vedere un capolavoro alla Miller: a 37 anni, fuori dalle competizioni da 10 mesi e operato per un’ernia al disco che gli ha consentito il rientro sugli sci solo a gennaio ha fatto una gara delle sue. Era in vantaggio sul leader provvisorio quando ha inforcato una porta con un braccio proprio prima di un dente che sparava gli atleti in alto, così Bode è andato in rotazione e si è ritrovato in volo ad oltre 100 km/h girato di 180 gradi cioè procedendo di schiena. Cosa avrà pensato il fuoriclasse statunitense preparandosi all’impatto, con la famiglia che lo guardava ed aspettava all’arrivo? Nella caduta uno sci gli ha tagliato profondamente il polpaccio destro lacerandogli il legamento posteriore del ginocchio destro, cosa per cui è stato operato d’urgenza. Non possiamo non ringraziarlo per quello che ha ci fatto vedere nei 50 secondi di gara in cui è stato in pista, rimarrà negli annali! Sembra davvero che pur con tutta la sua umanità fatta di ascese e cadute, di forza e di debolezze, questo tizio sia stato fatto con un altro materiale.
Attesi invece lo erano gli azzurri, visto che a Beaver Creek più di uno dei nostri è statto capace di salire sul podio e più di uno è stato capace di vincere. Ma gli italiani come le italiane con certi tipi di neve non vanno proprio d’accordo e se questo limite già ci penalizza in Coppa del Mondo ai mondiali può pure essere il discrimine tra una prova di squadra eccellente (ricordate Garmisch 2011?) e un’edizione iridata decisamente fiacca. Per ora negli states non fa freddissimo, il tanto sospirato ghiaccio vivo in pista non c’è quindi i nostri li ritroviamo a partire dalla quattordicesima posizione di Marsaglia e Paris arrivati in fondo con lo stesso tempo. Innerhofer e Werner Heel finiscono ancora più indietro.
Sul podio ci salgono il francese Adrien Theaux, medaglia di bronzo, che dopo un anno intero di difficoltà si è ritrovato per l’appuntamento clou ed il canadese Dustin Cook, vera sopresa del mondiale, che senza nessun piazzamento in carriera nelle prime dieci posizioni in CDM si becca la medaglia d’argento.
Che dire di Reichelt neo campione del mondo di super G, uno degli sciatori più tecnici del circuito? Si accontentò dell’argento a Garmisch nel 2011 alle spalle dell’azzurro Innerhofer, finì quarto a Schladming nel 2013 e purtroppo dovette subire in intervento alla schiena pochi giorni prima delle olimpiadi di Sochi dove avrebbe potuto davvero dire la sua. A 34 anni Reichelt vince strameritatamente un oro che corona la carriera di un grande Sportivo (si, ci vuole la maiuscola).
Questa sera alle 19:00 ora italiana toccherà alle donne affrontare la discesa libera sulla Raptor, chi siano le protagoniste più attese si sa, speriamo che per le nostre non sia un pianto greco.