Ecuador: per Correa è guerra di troll
Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha dichiarato guerra alla libertà d’espressione. Incapace di accettare i continui attacchi al suo governo circolanti online, il 24 gennaio, nella sua apparizione televisiva settimanale, ha annunciato il lancio di un sito web interamente dedicato a combattere quella che lui stesso ha definito una «sistematica campagna diffamatoria». La piattaforma si chiama Somos +, cioè “Siamo di più” (www.somosmas.ec), e ha l’obiettivo di soffocare le voci contrarie in un mare di consenso. Correa è pronto a sguinzagliare un esercito di sostenitori (e di troll, cioè account falsi, potremmo immaginare) per inneggiare al suo operato. Somos + funziona così: i sostenitori di Correa si iscrivono sul sito e ricevono un aggiornamento ogni qualvolta un utente di Twitter scrive qualcosa di sgradito al governo, in modo da poter rispondere prontamente e sostenere la “Rivoluzione dei Cittadini”.
«Se loro (i critici n.d.r.) inviano un tweet noi invieremo 10.000 tweet chiamandoli vigliacchi», così Correa ha sferrato l’attacco. A meno di un mese dai fatti di Parigi, pare che il Presidente ecuadoriano non abbia compreso quanto preziose la libertà d’espressione e di satira siano, né quanto sia grave attentarle. Sono un omaggio alla censura, oltre che fuor di logica, le sue dichiarazioni secondo cui se la Francia avesse avuto le leggi che ha l’Ecuador allora forse i terroristi avrebbero cercato la giustizia in tribunale e non attraverso la violenza. Correa si è così trincerato: «Siamo sicuri che stiamo facendo la cosa giusta. La gente non può insultare o diffamare, in nome della libertà di espressione» e ancora «vediamo se questi vigliacchi che si nascondono dietro l’anonimato per insultare e diffamare restano coraggiosi quando la loro identità è nota».
Nei giorni scorsi è stata la pagina Facebbok Crudo Ecuador a diventare il centro della battaglia dei social media di Correa. La pagina di satira politica Crudo Ecuador è nata nel 2012 e da allora dedica memes ironici al Presidente e alla sua amministrazione. Ora Correa ha dichiarato pubblicamente che questa pagina Facebook è parte della campagna diffamatoria messa sotto accusa ed è addirittura arrivato ad sostenere che sia finanziata dall’opposizione. In un’intervista sul giornale locale El Comercio l’amministratore della pagina Crudo Ecuador ha negato di ricevere alcun finanziamento da parte dell’opposizione, ha anzi ammesso di aver votato Correa alle ultime elezioni. La pagina, ha specificato, non si preoccupa del singolo ma della situazione del Paese. Ma il Presidente, che non è nuovo agli atti di repressione della libertà d’espressione e che se l’è presa con più di un giornalista nel corso della sua carriera, sembra essersi autonomamente arrogato anche il diritto di decidere cosa può farci ridere.