Sulla morte di Neruda l’ombra di Pinochet
Il 23 settembre del 1973 è un giorno che è rimasto impresso nella memoria di molti amanti della letteratura e della poesia latinoamericana. Pablo Neruda moriva esattemente dodici giorni dopo il golpe militare di Augusto Pinochet.
Neruda, che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, non era solo un poeta illustre, ma anche un intellettuale comunista in senso “organico”, e perciò le vicende della sua morte non sono mai state del tutto chiare.
È questo il senso della riapertura dell’inchiesta sulla morte di Pablo Neruda, avvenuta il 23 settembre 1973 a causa del repentino aggravarsi del cancro alla prostata che da tempo lo affliggeva. Il ministro degli Interni cileno lo ha annunciato il 22 gennaio, in seguito alle pressioni fatte dal Partito Comunista e dagli eredi del poeta.
Non è però la prima volta: un’inchiesta era già stata aperta nel 2011 in seguito alle dichiarazioni dell’autista personale di Neruda, Manuel Araya, testimone diretto degli ultimi giorni di vita del poeta. Secondo la sua ricostruzione Neruda si sarebbe recato alla clinica Santa Maria di Santiago non per problemi di salute, ma per attendere un aereo che avrebbe dovuto portarlo in esilio in Messico. Lì invece sarebbe stato avvelenato con un’iniezione letale di dipirone (un analgesico) e amidone (farmaco simile alla morfina), secondo le testimonianze di medici e infermieri presenti in quei giorni.
L’inchiesta del 2011 è stata chiusa tra le proteste, poiché, sebbene sulla salma del poeta non siano stati riscontrati agenti chimici riconducibili alla sua morte, le sue cause restavano incerte. “La prima perizia non è riuscita a stabilire” ha precisato Rodrigo Lledò, avvocato dell’area dei diritti umani nel Ministero degli Interni “se ci fosse la presenza di veleno nel corpo di Neruda, a causa del tempo trascorso. Questa seconda perizia dovrà stabilire invece se c’è stato un danno cellulare nelle proteine, prodotto da qualche sostanza che ora non è più presente nella salma”.
A sostenere la tesi di Araya c’è anche il riferimento a un articolo uscito il giorno successivo alla morte del poeta sul Mercurio, giornale vicino alla destra cilena, in cui si accenna alla ormai famosa iniezione fatta a Neruda prima della sua morte.
Pablo Neruda e il cantante Victor Jara erano due importanti membri del governo di Salvador Allende, crivellato a colpi di mitra pochi giorni prima, e sono morti tutti e due a ridosso del golpe. Naturalmente vogliamo che su quei tragici eventi venga fatta chiarezza, ma la ferita che allora ci è stata inferta, di certo, non sarà cancellata da una perizia.
PABLO NERUDA – Ode alla speranza
Crepuscolo marino
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.