Gran Bretagna stuzzica Bruxelles: basta immigrati europei
L’Inghilterra, oggi, è la nuova America. Lo è per i cinesi, per i pakistani e per gli africani, ma anche per gli stessi europei. Non è un caso che in molti siano partiti dall’Italia per trovare fortuna. Londra, in particolare, è il simbolo del multiculturalismo: una città dove ognuno si sente a casa.
Secondo quanto riportato da “Ricerca del Dossier Statistico Immigrazione della Caritas”, nel 2000 ben 153 mila italiani vivevano già in Inghilterra. Inoltre, consultando i dati dell’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire), nel 2013, sempre la Gran Bretagna, è stata la meta prediletta per gli italiani con un +71,15% di arrivi, che corrispondono allo sbarco sull’isola di circa 13mila persone di nazionalità italiana. Infine, secondo le stime non ufficiali, ad oggi gli italiani in Gran Bretagna sono ben 550mila. Il Primo ministro inglese, David Cameron, è fortemente preoccupato per il grande afflusso di immigrati provenienti da tutto il mondo, europei e non, tanto da decidere di prendere delle contromisure per arrestare il fenomeno. La Gran Bretagna infatti, grazie a un mercato del lavoro flessibile e in espansione, risulta la meta ideale per gli abitanti dei Paesi più sensibili alla crisi dell’eurozona, quali Portogallo, Italia, appunto, Grecia, Spagna: i cosiddetti “PIGS”. Tuttavia è presente anche una forte immigrazione dai Paesi dell’Est europa, come Polonia e Lituania.
Riduzione immigrazione dall’Ue. L’obiettivo a breve termine del premier, riguardante i cittadini europei, ma non di nazionalità inglese, presenti sul territorio della Gran Bretagna, è quello di rimpatriare chi è senza lavoro da più si sei mesi e di non garantire il welfare prima del compimento dei quattro anni residenza. Non sarà neanche più possibile richiedere sgravi fiscali o assegni familiari per figli non residenti sul territorio inglese. Ovviamente, verranno rese più agili e veloci i rimpatri riguardanti i pregiudicati.
Lo stesso Cameron, agli inizia del suo percorso come Primo ministro, aveva promesso una riduzione del numero di immigrati nel Paese: la situazione attuale però dimostra che non è stato capace di mantenere le sue promesse e che, anzi, la situazione è peggiorata.
Cameron minaccia Bruxelles. «Noi ci meritiamo di essere e dobbiamo essere ascoltati; questa è una questione che interessa il popolo britannico e il nostro futuro nell’Ue». È chiaro che, affinché le proposte di Cameron vengano realizzate, alcuni trattati relativi all’Ue dovrebbero essere modificati: il Primo ministro è disposto ad andare fino infondo alla questione, tanto da “minacciare” la possibilità di una ritirata della Gran Bretagna dall’Unione, nel caso in cui le sue richieste non venissero ascoltate. Quel suo affermare «Nulla è escluso» in caso di noncuranza da parte di Bruxelles, durante il discorso di Staffordshire, ha lasciato perplessi in molti. Tutto questo allarmismo in materia di flussi di immigrazione non sarebbe altro che una conseguenza al più alto tasso di immigrazione mai registrato in periodo non di guerra, così alto da non essere più sostenibile.
Le affermazioni di Cameron sono in linea con ciò che sta avvenendo nel mondo intero. Tuttavia, proprio in Inghilterra, non sembra difficoltoso, per gli immigrati provenienti da diversi Paesi, trovare un lavoro dignitoso, che gli garantisca la permanenza sul suolo inglese: ecco allora che il discorso di Cameron si trasforma da preoccupazione sentita a discorso strategico in vista delle elezioni politiche.