NBA: Nowitzki ancora decisivo
Nel Martin Luther King Day sono state giocate dodici partite. Spicca il successo di Dallas a Memphis con Nowitzki protagonista. Altro suggello nella stagione di Harden, Cleveland si sta ritrovando, Atlanta sembra inarrestabile, rimonta di Portland, New York torna a vincere dopo tempo immemore. Datome è sceso in lega di sviluppo.
Un giorno festivo per ricordare un uomo che nel secolo scorso seppe davvero fare la differenza, basket a tutte le ore e lungo il paese: questo è stato il 19 gennaio NBA. Abbiamo valicato la metà della stagione regolare, Golden State è finora la più forte, Atlanta la migliore ad Est.
A livello individuale, impressiona James Harden. “Sta avendo una stagione da MVP, è stato davvero troppo per noi stasera” Vogel, coach di Indiana, si è riferito così allo spauracchio con la barba. Harden ne ha messi 45, di cui 18 con quattro triple nel 3° quarto, confermandosi il plurimarcatore della lega.
La migliore partita di ieri è stata quella di Memphis: Dallas l’ha vinta 103 a 95 cambiando passo nel finale. Nowitzki ha lasciato un segno indelebile, due tiri in sospensione, un layup, due liberi, unico marcatore degli ultimi 2′ Mavs. I Grizzlies avevano iniziato il quarto finale avanti di 7, ma hanno pagato la scarsa precisione dall’arco. Spettacolo in campo dopo la paura del pre-gara, palazzetto evacuato causa un malfunzionamento del metal detector che aveva fatto scattare l’allarme.
Era dal 1959 – erano ancora a Filadelfia – che i Warriors non vincevano 16 partite di fila in casa. Tutto facile contro Denver, che aspetta il ritorno di Gallinari entro la settimana.
Portland recupera 9 punti nel corso dell’ultimo quarto a Sacramento, che perde palla con Collison nell’ultimo minuto, consentendo ai Blazers di chiudere dalla lunetta. Phoenix batte i Lakers privi di Bryant, che ha ammesso di meditare sul ritiro. I Clippers si lasciano rimontare da Boston ma si staccano nei 3’50” conclusivi. Oggi parlerà alla squadra George Raveling, ex coach di USC, colui che possiede il manoscritto originale del discorso del Reverendo King a Washington nel 1963.
C’e’ voluto tempo, ma sembra che Cleveland stia iniziando a lavorare da squadra. Ne è soddisfatto LeBron, autore di 26 punti nella vittoria su Chicago.
Chi non conosce ostacoli è Atlanta, vittoria numero 13 di fila, ad una dal record di franchigia del 1994. La squadra di Wilkins ne ottenne in tutto 57, questa è già a 34 e continua a decidere le partite con giocatori diversi. Contro Detroit è toccato a Mike Scott, autore di un ultimo quarto da urlo, mentre Al Horford è giocatore della settimana e Korver si conferma miglior realizzatore da tre della lega.
Prosegue l’ottimo momento di Charlotte, l’ottava piazza di Brooklyn è ad un passo. Jefferson rientra partendo dalla panchina, Henderson e la difesa puniscono Minnesota.
Toronto tenta di uscire dalla fase di stanca passando a Milwaukee. Contro New Orleans, Ross era rimasto a secco, ieri ne ha messi 16, compresi gli ultimi due canestri dei suoi. Antetokounmpo è diventato il più giovane Bucks a raggiungere i 1000 punti in carriera, Sanders ha iniziato a scontare le 10 giornate di squalifica per abuso di droga.
Senza storia Washington-Filadelfia, sette giocatori Wizards in doppia cifra. Coach Brown spera di veder esordire presto il suo rookie Embiid, criticato però per i 23 chili presi durante il lungo periodo di inattività.
New York ha vinto, incredibile. Ha battuto New Orleans, orfana di Davis, rompendo la catena di 16 “L”. Protagonista inatteso Langston Gallowey, 21 punti. Non era stato scelto al draft, ha giocato nella lega di sviluppo prima di firmare un contratto di 10 giorni coi Knicks.
Stessa sorte per James McAdoo, parente di Bob, stella di Milano negli anni ’80. Ha debuttato con la maglia di Golden State segnando 11 punti contro Denver dopo aver giocato negli scorsi mesi in D-League a Santa Cruz.
Due buoni esempi per Gigi Datome, retrocesso da Detroit nella minor league per poter avere un po’ di spazio. Rientrare tra i grandi è difficile, ma non impossibile.