Splendida prestazione degli Hawks che schiacciano Washington in una sfida di vertice ad Est mentre la proprietà è in procinto di passare nelle mani di una conoscenza del calcio italiano. Continua la risalita di Detroit, orgoglio Boston, triste declino di un ex campione. Belinelli ricevuto alla Casa Bianca, Bargnani potrebbe venire tagliato.

Sul campo, i falchi di Atlanta stanno volando come mai prima. Sono solidamente al comando ad Est con un record non lontano dalle migliori del Pacifico. Hanno vinto otto partite consecutive e 22 delle ultime 24. Domenica notte hanno rifilato 31 lunghezze a Washington, una delle principali rivali di Conference, mandando otto giocatori in doppia cifra. Millsap, Teague, Horford, Korver, Carroll, i contributi dalla panchina di Scott, Ancic e del giovane Schroder. Budenholzer ha imparato molto in sette anni da vice alla scuola di Popovich, la sua squadra sembra immune da protagonismi, funziona come una macchina, sono legittime le massime ambizioni di una franchigia che conquistò l’alloro solo nel 1958, quando si trovava ancora a St Louis.
E’ di questi giorni la notizia della decisione dell’Atlanta Spirit LLC, il consorzio proprietario del club, di avviare le pratiche per la cessione. Non è certo una sorpresa: ad inizio settembre l’esponente principale del gruppo, Bruce Levenson, si era autodenunciato riguardo una mail di stampo razzista da lui scritta al gm Denny Ferry. Era stato accusato anche di opportunismo, aver voluto sfruttare la scia della cessione dei Clippers a caro prezzo per un caso simile, utilizzando la ribalta mediatica per guadagnarsi una consistente buonuscita. In ogni modo, ora il meccanismo si è messo in moto. Mark DiNatale, tifoso del posto, sta tentando di raccogliere 600 milioni per un azionariato popolare, ma le sue speranze non sono molte. Probabile invece che il club vada ad una nuova cordata, composta tra gli altri da Steve Kaplan, azionista di minoranza dei Grizzlies, Hank Aaron, leggenda degli Atlanta Braves di baseball ed Erick Tohir, l’indonesiano proprietario dell’Inter.
Nella notte si sono giocate quattro partite. Ancora una vittoria per Detroit, 114 a 111 a Toronto con 34 punti e 10 assist di Jennings, capace anche di sottrarre l’ultimo pallone dalle mani di Lowry e di tenerlo fino alla sirena. I Pistons sono ancora undicesimi ad Est, ma la loro risalita è vorticosa e la classifica è cortissima: Miami sesta ed Orlando tredicesima sono divise da due vittorie. Se a Motor City manterranno questa resa sarà playoff.
I Magic restano aggrappati al trenino espugnando Chicago grazie ad un rimarchevole 59% dal campo, migliore prestazione offensiva dell’anno, con 33 punti a testa di Oladipo e Vucevic. Troppe le sconfitte casalinghe dei Bulls contro squadre dal record negativo.
Celtics in ricostruzione, hanno ceduto Jeff Green a Memphis nell’ambito di un affare a tre con New Orleans, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Ieri hanno battuto proprio i Pelicans con una gran prova di Sullinger, mentre il rookie Smart ha messo la tripla decisiva nel finale.
C’era una volta Kevin Garnett. E’ triste assistere alla china dell’ex asso di Minnesota e Boston, in atto ormai da anni. Stanotte è stato espulso nel primo quarto dopo aver reagito ad una manata di Howard prima tirandogli una pallonata e poi rifilandogli una testata. Episodio a parte, agevole successo dei Rockets, guidati dal solito Harden.
LeBron James è tornato ad allenarsi e potrebbe giocare già da oggi contro Phoenix. Senza di lui i Cavs ne hanno perse sette su otto.
Ennesima soddisfazione per Belinelli, ricevuto assieme ai compagni alla Casa Bianca da Obama, che da tifoso dei Bulls ha rimpianto la partenza di Marco da Chicago.
Se non troveranno un acquirente per lui entro la fine del mercato, i Knicks potrebbero tagliare Bargnani a quattro mesi dalla scadenza del suo contratto. Di errori ne hanno commessi molti, ma stavolta è difficile far loro una colpa, data la sua perdurante assenza e la volontà di Jackson di azzerare tutto per poter ripartire.

Scontro Garnett-Howard