Il “Codice Rosa Bianca” contro ogni tipo di violenza

Si chiama “Codice Rosa Bianca”, nasce a Grosseto e si appresta a diventare modello per tutte le Asl d’Italia. Si tratta di un importante ed efficace progetto per tutelare le presunte vittime di violenza. Sarebbero oltre un milione l’anno gli abusi registrati sulle donne, spesso perpetuati più volte, 4.300 episodi di violenza ai danni di minori denunciati nel 2013, mentre tra gli anziani le vittime circa un milione. Cifre da codice rosso più che rosa!

Il progetto è stato messo a punto cinque anni fa dalla Asl grossetana e si traduce in una vera e propria Task Force composta da sanitari di Asl e Ospedali, Procure e Forze dell’Ordine tutti impegnati a raggiungere un unico obiettivo: garantire sostegno e giustizia a tutte le vittime di violenza in Italia, siano esse donne,
bambini, anziani, o chiunque subisca abusi di questo genere. Grazie al Protocollo siglato dalla Fiaso
(Federazione Italiana Asl e Ospedali) lo scorso 16 Dicembre, la Asl di Grosseto, avrà il compito di fare da capofila per tutte le altre aziende sanitarie d’Italia. Il tutto con il placet dei ministri di Grazia e Giustizia e della Salute, rispettivamente Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin.

Come funziona questo codice anti violenza? Come entra in gioco la task force specializzata? A fare luce dettagliatamente su questo punto sono le parole della dottoressa Vittoria Doretti, dirigente medico anestesista, “madre” del pronto intervento anti-violenza destinato ora a diventare realtà in ogni Azienda sanitaria. La Dottoressa spiega: “Il problema dell’assistenza e delle denunce parte proprio dalla trincea dei Pronto Soccorsi, perché quando ci si rivolge alle Forze dell’Ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza si ha già la coscienza di essere vittima di violenza. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore”.

Per questo il lavoro della squadra, che a Grosseto è composta da 40 persone tra medici, sanitari, forze dell’ordine, volontari, psicologi e assistenti sociali, comincia da subito, dalla fase cosiddetta fase del triage, ovvero dal momento dell’accoglienza al pronto soccorso in cui al paziente vengono poste dal personale sanitario delle domande mirate a rilevare sintomi e descrizione dell’accaduto. Si assegna, quindi, al paziente un codice di gravità che può essere bianco, verde, giallo o rosso per poter dare seguito all’intervento sanitario vero e proprio. A questo proposito la Dott.ssa Doretti aggiunge “qui il personale opportunamente formato a riconoscere i segnali di un trauma da abuso e capisce quando è necessario assegnare anche un altro codice. A quel punto si avvia un percorso basato sulla semplificazione delle procedure e il dialogo tra le parti, con una attenzione particolare alla tutela della riservatezza. La sospetta vittima viene accompagnata in una stanza dedicata che garantisce tranquillità ed è dotata di tutto ciò che si rende necessario per la visita e l’eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia. Qui personale medico e infermieristico, con alle spalle una solida formazione e continui aggiornamenti, arriva già informato di tutto quanto dichiarato in sede di accoglienza al Pronto soccorso, così come ogni successivo specialista. Questo per impedire lo stillicidio di domande ripetute all’infinito che acutizzano il
trauma o anche solo per far si che la vittima non debba sentir dire ‘questo non è di mia competenza’”

Il tutto senza esercitare pressioni sulla vittima, che non viene mai lasciata sola e che, laddove necessario, potrà già fissare il primo appuntamento presso il consultorio o con un assistente sociale. L’assistenza psicologica scatta invece nella presa in carico successiva, dove entrano in gioco anche i centri anti-violenza o altre associazioni di aiuto. Il Direttore Generale della Asl di Grosseto, Fausto Mariotti, ci tiene a sottolineare che il Codice Rosa Bianca è “un percorso a costo zero, che ha consentito di far emergere 450 casi di violenza sessuale e domestica l’anno, contro gli appena due casi in tre anni segnalati prima del
2009″.

Intanto il ministero della Salute, “attraverso l’ufficio prevenzione, ha già stabilito le modalità di formazione
del personale dedicato e una centrale unica per le informazioni che devono arrivare dai pronto soccorso – spiega il ministro Lorenzin – la procedura va condivisa con le Politiche sociali e il protocollo dovrà essere poi recepito dalle Regioni. Se il fondo sanitario non verrà intaccato, nel 2015 verranno reperite le risorse necessarie. Nel frattempo, nelle linee guida stabilite dal ministero della Salute, è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro per l’assistenza psicologica alle donne vittime di violenza”.

codice rosa