NBA: calvario Gallinari
Ennesimo stop per Danilo Gallinari, che dopo la confortante prestazione contro Indiana, ieri si è operato al menisco. Il mercato NBA ha portato una grossa novità a Dallas. Prosegue il periodo d’oro di Atlanta, vincono Chicago e Houston, San Antonio ritrova Parker. Dopo l’avvio folgorante, a Memphis si accusa la stanchezza.
Il geniale cartone animato South Park è ambientato in Colorado, la sua squadra di riferimento sono pertanto i Nuggets. In un episodio di due anni fa scese in campo il quintetto disegnato da Parker e Stone. Fra loro vi era Gallinari, un italiano presente in uno dei programmi icona dell’America popolare moderna. Allora stava trascendendo le speranze di chi lo seguiva al di qua dell’oceano e stava diventando, a suon di prestazioni convincenti, un protagonista della NBA. Prometteva di divenire sempre più determinante, la sua squadra sembrava non poter fare a meno di lui.
Ad aprile 2013 la nota rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Da allora è iniziato il lungo viaggio, operazioni, riabilitazione, il rientro in questo autunno. Il giocatore che abbiamo visto in questi due mesi non è ancora quello pre-infortunio. Il coach di Denver lo ha utilizzato meno, non ha ritrovato il posto in quintetto e di questo il nostro si è lamentato con la stampa italiana. La gara con Indiana di sabato ci aveva illuso: il Gallo aveva firmato 19 punti in 28′, miglior realizzatore della squadra, sembrava aver ritrovato la fiducia. Invece è emerso come da un mese convivesse con una piccola lesione al menisco laterale del ginocchio destro. L’altro dunque, non quello saltato venti mesi or sono. Ieri si è operato in artroscopia, per il rientro si parla di tre settimane, ma poi bisogna vedere quando arriverà la piena efficienza. Denver si aspetta il suo contributo per tornare ad una dimensione playoffs, l’Italia vorrebbe essere da lui condotta verso Rio 2016, al momento sono speranze.
Ieri i Nuggets sono stati travolti a Charlotte da una squadra in ripresa. Walker sta diventando un play a tutto tondo e l’assenza di Stephenson sta portando effetti benefici.
In piena crisi, Detroit ha tagliato Josh Smith. Il giocatore più pagato della squadra diventerà free agent. Il grande colpo del mercato è stato messo a segno da Dallas, che ha acquisito Rajon Rondo. Stanotte ha messo 11 assist, ma Dallas è stata battuta 102-105 da Atlanta, squadra più calda della lega con 13 vinte delle ultime 14. Carrer high a 22 punti per il tedesco Schroder, titolare per in luogo dell’infortunato Teague. Gli Hawks hanno mandato l’intero quintetto in doppia cifra. Il coach texano Carlisle ha affermato come Atlanta sia la squadra più sottovalutata in NBA ed ha ragione.
Chicago interrompe la serie positiva di Toronto con un ultimo quarto da urlo, 49 punti, record storico della franchigia che fu del più grande. Rose ha vissuto una serata da mattatore, 29 punti di cui 15 nella frazione conclusiva.
Crisetta per Memphis, terza sconfitta di fila, stavolta molto sorprendente, in casa con Utah. Pagata la stanchezza, i tanti supplementari giocati, come i tre di mercoledì scorso con San Antonio ed anche l’assenza di Randolph.
Rientra Parker – aveva saltato 8 delle ultime 9 gare – e piazza 26 punti, che uniti ai 23 di Diaw, ai rimbalzi di Duncan ed agli assist di Ginobili portano al successo Spurs sui Clippers. San Antonio ha tirato dal campo come mai quest’anno, la sensazione è che al di là di panchina lunga e rotazioni la guida del francese resti indispensabile.
Golden State conferma il suo record da prima della classe e travolge Sacramento con Thompson protagonista.
La stella della notte NBA è stato però James Harden. 44 punti per il Barba nella vittoria di Houston su Portland, di cui 31 nel primo tempo, terzo quarantello dicembrino per il miglior marcatore della lega. I Blazers, privi di Aldridge, fuori per problemi respiratori, hanno perso per flagrant foul nel terzo quarto Matthews, che ha colpito Motiejunas. Menzione doverosa per Jason Terry, divenuto il terzo giocatore della storia a raggiungere le 2000 triple dopo Ray Allen e Reggie Miller.