India, “trattate peggio degli animali” nei manicomi dell’orrore
Trattate peggio degli animali. Il titolo del report di Human Rights Watch non potrebbe essere più chiaro, e racchiude il drammatico bilancio di due anni di interviste, ispezioni e ricerche tra Delhi, Mumbai, Pune, Kolkata, Bengalore e Mysore per indagare il mondo oscuro degli abusi su ragazze e donne disabili intellettive e psichiche nel subcontinente indiano. Centosei pagine che raccontano storie di orrore e violenza.
Secondo il rapporto di HRW, in India ci sarebbero più di settanta milioni di persone con disabilità psichiche e oltre un milione e mezzo con disabilità intellettuali. Dati molto lontani da quelli del censimento del 2011, secondo cui solo il 2,21% della popolazione indiana (quindi poco più di ventisei milioni) è affetta da disabilità. Per i malati, discriminazione e stigma sono all’ordine del giorno: «the prevalent mindset is that people with disabilities […] are incapable, weak, and lack the capacity to make any meaningful decisions about their lives». Isolati e abbandonati, vissuti come fardello dalle loro stesse famiglie – soprattutto al momento di organizzare un matrimonio favorevole per i loro fratelli e sorelle – i pazienti affetti da malattie mentali non ricevono alcun aiuto dallo Stato: solo lo 0,6% del budget federale destinato alla sanità viene impiegato per aiutarli. La discriminazione nei confronti dei disabili si abbatte senza distinzioni su uomini e donne, ma quest’ultime subiscono un doppio stigma.
Il loro destino è ben più fosco: secondo il rapporto “Violence against women with disabilities, India” della rappresentante Onu Rashida Rao, non solo gli uomini sono favoriti nell’accesso alle cure, ma alle disabili – soggette a sterilizzazioni e aborti forzati – è preclusa la possibilità di creare un nucleo familiare e addirittura di disporre del proprio corpo. In più, dice il report del HRW, le donne affette da qualche tipo di disabilità o malattia, come la schizofrenia, vengono spesso ricoverate contro la loro volontà da familiari o tutori legali, nonostante l’ospedalizzazione forzata sia illegale. Il ricovero conto la loro volontà, però, non è che la punta dell’iceberg di una catena di soprusi e violenze. HRW ha visitato ventiquattro ospedali psichiatrici e intervistato oltre duecento persone, tra ex pazienti, familiari e inservienti: il racconto che emerge descrive dei veri e propri manicomi dell’orrore. Le condizioni delle pazienti rinchiuse in centri affollati oltre ogni limite e con condizioni igieniche e sanitarie disumane, infatti, sono drammatiche. Abusi sessuali, elettroshock, detenzione prolungata, violenza verbale e fisica. Vere e proprie prigioni che le pazienti non possono abbandonare, condannate a subire senza poter trovare giustizia: «per le donne vittime di violenze – ha spiegato l’autrice Kriti Sharma – è quasi impossibile accedere alla polizia o al sistema giudiziario per far valere i propri diritti».
Nel 1982 il Governo ha lanciato un programma nazionale per la salute mentale per fornire servizi comunitari adeguati, ma HRW ritiene che finora sia stato inefficace e privo di supervisione. E anche se nel 2007 il Paese ha ratificato la convenzione sui diritti delle persone con disabilità, la strada è ancora lunga. «L’India – conclude Sharma – ha l’opportunità di passare da un sistema di isolamento e abusi a un sistema di sostegno e indipendenza. Sono in gioco le vite di milioni di donne con disabilità psicosociali o intellettive». E perché il prossimo report non si altrettanto drammatico, il momento è adesso.