Usura, appalti, malaffare, corruzione, recupero crediti, gestione di centri di accoglienza per stranieri, finanziamento di campagne e cene elettorali: sono solo alcuni dei diversi interessi della “Mafia Capitale”. La mafia romana, politicamente orientata verso l‘estrema destra, si aggira come un fantasma tra gli uffici della classe dirigente del Comune di Roma e la rete di cooperative erogatrici di servizi. Secondo l’indagine “Mondo di mezzo” coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dai sostituto Paolo Ielo e Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, si tratta di una cupola tra mafia e politica, un sodalizio mafioso con il mondo imprenditoriale e le aziende municipalizzate che agisce con il fine di ottenere appalti pubblici dal Comune di Roma. Le indagini hanno portato nei giorni scorsi all’arresto di 37 persone per reati come: associazione di stampo mafioso, corruzione, usura, trasferimento fraudolento di valori, false fatturazioni. Tra i 37, alcuni nomi già noti alle autorità e alla società italiana: primo fra tutti Massimo Carminati (il Nero), ex Nar, affiliato alla Banda della Magliana, condannato per la strage della stazione di Bologna, coinvolto nell’omicidio di Mino Pecorelli; l‘ex Amministratore dell’Ente Eur Riccardo Mancini, da sempre braccio destro dell’ex sindaco Alemanno; il direttore generale dell’Ama Giovanni Fiscon, l’ex amministratore di Ama Franco Panzironi e la sua segretaria Patrizia Caracuzzi; l’ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma Claudio Turella; l’ex capo della polizia provinciale ed ex vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni, Luca Odevaine. Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello Pdl Luca Gramazio, e il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti.

Indagate, inoltre, centinaia di persone, tra le quali l‘ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che si dichiara estraneo alle accuse e capace di dimostrare la sua assoluta estraneità ad ogni addebito a questa vicenda: «Sono sicuro che il lavoro della magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti». Disposto il sequestro di beni per un valore di 204 milioni di euro mentre proseguono le perquisizioni negli uffici comunali e regionali e presso le abitazioni degli indagati.

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