Il doppiogioco di Ankara
Fare affidamento sulla Turchia nella lotta ai jihadisti è non solo inutile ma anche pericoloso. Quest’idea deve restare un puntello nella mente dei paesi che pure continuano, giustamente, a cercarne la cooperazione. Perché seppure la voce di Fuad Hussein si è levata, il tono è in falsetto.
Dopo mesi di inazione e tentennamenti pare che il governo di Ankara si sia finalmente deciso ad armare i peshemrga curdi. Ma attenzione, non tutte le favole si tramutano in realtà. A dare la notizia non è stato né Erdogan né un suo diretto rappresentante ma Fuad Hussein, capo gabinetto del presidente regionale curdo Massoud Barzani. Ankara fin’ora non ha mai fatto mistero di voler fronteggiare i curdi di casa propria e le loro velleità autonomiste, continua a combattere il Pkk, il partito comunista dell’incarcerato Ocalan, e similmente non ha in simpatia i curdi siriani, ideologicamente affini al Pkk. Sono però proprio queste forze a combattere per difendere la città siriana di Kobane dall’assedio dei guerriglieri di Al-Baghdadi. La situazione certo è spinosa per Erdogan, che non si risolve a scegliere il nemico più nemico tra Isis e curdi e, quando Usa o Europa glielo chiedono, fa spallucce e strizza occhiolini.
Erdogan dunque non si è esposto ma ha lasciato che tramite Fuad Hussein i media internazionali diffonderessero la notizia dell’invio di armi ai peshmerga curdi. Più che le parole dovranno essere i fatti, tanti e importanti, a smentire il limbo di questi mesi. Eppure, considerato il diasmore per curdi turchi e siriani, è pià che mai probabile che le sopracitate armi (solo forniture di armi, leggere, munizioni ed equipaggiamento standard) verranno inviate al massimo al governo regionale iracheno di Erbil.
Le dichiarazioni di Fuad Hussein arrivano in concomitanza alle immagini di un video amatoriale, reso pubblico dall’osservatorio siriano per i diritti umani, che mostra un cecchino dell’Isis che si muove liberamente in territorio turco. Da Kobane arrivano racconti di un confine turco-siriano poroso. All’alba di sabato i miliziani dello Stato Islamico hanno sferrato un attacco nei magazzini di Mürşitpınar, nella zona nord di Kobane, con delle auto-bomba nascoste in un convoglio di aiuti umanitari. L’attacco è arrivato inequivocabilmente da territorio turco e quest’episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare la rabbia curda, esplosa in una manifestazione a Suruç. La tensione sul confine turco-siriano è densa e mortifera. I fatti smentiscono le parole di Ankara e i curdi restano soli a lottare, attaccati da una parte ricacciati indietro laddove cercano rifugio. Coraggiosi e uniti, dagli accampamenti intonano canti a sostegno dei loro combattenti.