Vaccino anti-influenza: due morti sospette a Roma
L’allarme è scoppiato nella serata di giovedì scorso, sollevando immediatamente un gran polverone mediatico: il vaccino Fluad, della Novartis Vaccines and Diagnostics, potrebbe aver mietuto le prime tre vittime ed essere la causa dei decessi registrati, dopo la somministrazione dello stesso, in ben sei regioni italiane.
Le segnalazioni, infatti, nei giorni successivi, hanno subito un’impennata esponenziale, innescando una vera e propria ‘psicosi da vaccino’. Sono undici, in totale, le morti sospette e neanche la Capitale è scampata a tali tragiche congetture. Venerdì 28, per precauzione, la Regione Lazio ha bloccato la somministrazione delle dosi di vaccino acquistate; l’ipotesi è che due lotti in particolare contengano una carica virale troppo elevata. In attesa di comunicazioni ufficiali, però, la distribuzione e la somministrazione del vaccino Fluad sono state sospese a prescindere dai lotti incriminati. Tuttavia, nello stesso giorno, a Roma sono state segnalate le prime due morti sospette. Tali segnalazioni sono state confermate dall’Aifa (Agenzia Italia del Farmaco), e riguardano un’anziana di 92 anni e un uomo di 77. La donna, che soffriva già di altri disturbi, è morta al Policlinico Gemelli poche ore dopo essersi vaccinata presso il medico di base. Anche il settantasettenne, pochi giorni prima, si era fatto vaccinare contro l’influenza; è giunto al Gemelli già morto e proveniva dall’Aurelia Hospital. Le perplessità dei medici si concentrano sul coadiuvante utilizzato nel vaccino, che aumenta le difese immunitarie dei pazienti.
L’Aifa, in una nota, ha informato che “si stanno acquisendo tutte tutti gli elementi necessari per verificare caso per caso le segnalazioni pervenute. Al momento non è possibile affermare che vi sia una relazione diretta fra la somministrazione del vaccino e le morti riportate, in quanto sono necessarie informazioni più complete e deve essere condotta un’analisi accurata dei casi. […] L’Agenzia sta acquisendo gli elementi necessari, tra i quali l’esito degli accertamenti sui campioni inviati all’Istituto Superiore di Sanità, le relazioni cliniche e i referti autoptici, per valutare un eventuale nesso di causalità. […] L’Agenzia continua a vigilare in tempo reale sull’evoluzione della situazione, anche in contatto con l’Agenzia Europea dei Medicinali, e provvederà a comunicare tempestivamente eventuali aggiornamenti garantendone la massima diffusione”. Le dosi di vaccino sotto inchiesta sono, come si accennava, 470 mila. Il direttore dell’Aifa Luca Pani ha spiegato che: “Ancora non sappiamo quante di queste dosi siano state somministrate, e questo è un elemento importante per capire la frequenza di eventuali problemi. Il blocco è un atto dovuto. E dal momento che stanno emergendo alcuni episodi sospetti, dobbiamo valutare quanto siano diffusi e se hanno elementi comuni rispetto al ‘rumore di fondo'”.
Novartis, dal canto suo, sostiene che “una revisione sui due lotti ha confermato la conformità con tutti gli standard produttivi e qualitativi”. Il big farmaceutico, inoltre, ha dichiarato di stare collaborando con le autorità sanitarie per rispondere in merito ai quesiti sollevati. Notizia che, di certo, non alleggerisce la tensione nè i legittimi timori di istituzioni e pazienti. La linea d’azione adottata dall’amministrazione di Nicola Zingaretti, comunque, lascia ben sperare: “Le dosi dei lotti sospetti – ha affermato la Regione – sono complessivamente 57 mila; una minima parte su un totale di farmaci ordinati di 947 mila dosi“. Lodevole si sta dimostrando l’impegno dei medici di medicina generale che, grazie a un tam tam via sms, partito dalla Fimmg, hanno immediatamente sospeso il Fluad, separandolo dagli altri farmaci. I medici di famiglia, inoltre, stanno lavorando per capire quanti siano effettivamente i pazienti a cui è stato iniettato il Fluad. Quest’ultimo, in ogni caso, ha dichiarato il leader regionale della Fimmg Pier Luigi Bartoletti “non è un vaccino generico ma va utilizzato solo in determinate situazioni, cioè per pazienti anziani, con gravi patologie croniche o per casi di immunodepressione. Noi medici, in generale, suggeriamo ai pazienti di vaccinarsi il più tardi possibile“.
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