Stessi diritti e doveri per cristiani, ebrei e musulmani
Oggi Papa Francesco ha superato i propri limiti, questa volta in senso letterale, anzi, fisico.
Il pontefice si è recato ad Ankara, in Turchia, dove è stato accolto nel tanto sontuoso quanto nuovo palazzo presidenziale voluto da Recep Tayyp Erdogan.
Daltronde, nuovo presidente, nuovo palazzo: il discorso non fa una piega. Peccato che il presidente turco abbia speso più di mezzo miliardo di dollari per costruire un edificio su un territorio che, in origine, era stato donato dal fondatore della moderna Repubblica turca, Mustafa Kemal Ataturk, affinché fosse destinato a divenire un parco.
Polemiche per nulla. Francesco è stato ampiamente criticato a causa di questa visita, in molti ritengono che non avrebbe dovuto recarsi in Turchia poiché l’invito di Erdogan è stato ritenuto una mossa ai limiti dell’ipocrisia poiché questi, precedentemente, aveva criticato il predicatore musulmano turco Fethullah Gulen per aver incontrato Giovanni Paolo II.
Padre Federico Lombardi, portavoce del vaticano, a risposto a tali critiche facendo notare che: : «Non è un palazzo che si costruisce in un giorno». È evidente la mancanza di connessione tra il viaggio del Pontefice e la costruzione del palazzo, poiché questo è stato costruito molto prima. Pertanto, Lombardi non ha tutti i torti nell’affermare che: «Il problema riguardante questo palazzo è stato posto in Turchia: non ha niente a che fare con il viaggio del Papa». Spese e gestione del territorio della Turchia non sono certo un’affare del Vaticano e tantomeno della fede cattolica, figuriamoci del Papa.
Insomma, Francesco ha varcato la soglia del criticato palazzo. Ad accoglierlo l’esercito schierato che il Papa ha salutato con una frase in turco corrispondente a un semplice: «Salve, soldati».
L’incontro tra la delegazione vaticana e quella turca è stata suggellata dalla stretta di mano tra il papa ed Erdogan.
Stessi diritti e doveri. Se il Vaticano non si è curato delle critiche rispettando i propri impegni presi un motivo c’è: «L’impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo», questo è ciò che Bergoglio chiede al presidente turco, in quanto rappresentante dei cittadini turchi e della comunità musulmana. Il piano del Pontefice è semplice e potenzialmente efficace: l’idea è che, nel momento in cui cristiani e musulmani, ma anche gli ebrei, avranno gli stessi diritti e doveri, allora «più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa». Purtroppo l’agire degli uomini, nella maggior parte dei casi, è tutto tranne che semplice e scontato e non sempre i piani vanno come sperato. Francesco non perde l’occasione per fare riferimento all’Isis, fenomeno che, on il passare de tempo, sta divenendo sempre più una reale problematica: «La violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna, perché l’Onnipotente è Dio della vita e della pace. Da tutti coloro che sostengono di adorarlo, il mondo attende che siano uomini e donne di pace, capaci di vivere come fratelli e sorelle, nonostante le differenze etniche, religiose, culturali o ideologiche». E non manca di rimproverare che in Siria e in Iraq «Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etniche».
Erdogan, da parte sua, ha denunciato “l’islamofobia” dell’Occidente che tratta con misure differenti
il presidente siriano Bashar al Assad, e jihadisti: «Nei paesi occidentali sta crescendo l’intolleranza e le persone sono giudicte in base alle religioni alla quale appartengono, a volte mettono etichette come se fossero collegate con il terrorismo».
Stili differenti. La “speranza” che il Papa rifiutasse l’invito in Turchia sono scaturite principalmente dal comportamento del Pontefice, che può essere definito “insolito” nel senso positivo del termine: Francesco è divenuto in breve tempo “il Papa del popolo”, umile e dalle idee “innovative”. Proprio questa sua peculiarità è sembrata sin da subito in contrasto con lo sfarzo del palazzo di Ankara con le sue stanze che pare siano più di mille. Papa Francesco, invece, ancora una volta, ha stupito tutti e ha accettato entusiasta l’invito di Erdogan. Questa giornata fitta di appuntamenti è stat solo la prima di tre lunghi giorni, che si spera segneranno la storia dei rapporti tra Vaticano e Turchia e delle relative religioni.