Jobs Act: approvato emendamento sull’articolo 18
Art. 18 sullo statuto dei lavoratori ancora al centro del dibattito politico, come ciclicamente nelle aule del governo e come nelle ultime settimane da quando Matteo Renzi lo ha messo al centro del suo Jobs Act. Ora però si è arrivati ad un giro di boa, o almeno così pare. Il nuovo emendamento ha infatti ricevuto il via libera dalla Commissione Lavoro della Camera. Esso prevede che il reintegro nel posto di lavoro sarà limitato ai licenziamenti nulli e discriminatori e a “specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”, le quali verranno dettagliate nei decreti legislativi che arriveranno dopo l’ok definitivo al ddl delega sul lavoro. Solo indennizzo “certo e crescente” con l’anzianità di servizio, invece, per quanto riguarda i licenziamenti economici. Previsti anche ammortizzatori sociali nei termini di una “rete più estesa di tutele” ed una riduzione delle forme contrattuali esistenti, anche se per ora si tratta soltanto di buoni auspici che ci si augura saranno attuati in futuro.
Come sempre non è mancata la polemica, e se la manovra trova d’accordo anche il Ncd di Alfano alzano invece gli scudi M5S, Sel, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, che pur con motivazioni differenti hanno abbandonato i lavori in segno di protesta. Spaccamenti anche all’interno del Pd, dove a registrare perplessità è soprattutto l’ala di Fassina e Civati. Il premier tuttavia si dimostra, come sempre, ottimista e fiducioso: «Quando la cortina fumogena del dibattito ideologico si abbasserà, vedrete che in molti guarderanno al Jobs Act per quello che è: un provvedimento che non toglie diritti, ma toglie solo alibi. Toglie alibi ai sindacati, toglie alibi alle imprese, toglie alibi ai politici».
Ma le cose sono davvero cambiate? L’impressione, almeno per ora, è chi si tratti di un polverone sollevato per mischiare ulteriormente le carte, e ritrovarsi magari qualche altro asso vincente nel mazzo. Ed è persino un bene, dal momento che la teoria secondo la quale l’abolizione dell’articolo 18 rilancerebbe l’economia e le imprese è ancora tutta da dimostrare. I problemi dell’Italia sono ben altri, e questo Matteo Renzi lo sa benissimo, come dimostra il fatto che due anni fa dichiarava l’esatto contrario di quanto afferma oggi. Di nuovo c’è che oggi che è diventato presidente del Consiglio ha bisogno, per non perdere consensi, del sostegno degli imprenditori e di quei gruppi sociali che, non a caso, sono stati fino all’altro ieri l’elettorato di Silvio Berlusconi. Perché quando il futuro è solo l’inizio c’è il rischio che, alla fine, ritorni il passato.