Then she fell. Lewis Carroll approda a Brooklyn
Then she fell rappresenta per me un esempio di ciò che mi aspetto da un’esperienza teatrale: quella di emozionarsi, di dar sfogo all’immaginazione, di giocare e di essere trasportati altrove. Third Rail Projects, La compagnia diretta da Zach Morris, Tom Pearson e Jennine Willett porta in scena fino al marzo 2015 il viaggio onirico di Alice nel Paese delle meraviglie, il romanzo di Lewis Carroll ispiratogli dalla piccola Alice, la quarta figlia della famiglia Liddell. Then she fell non ha, tuttavia, l’atmosfera scanzonata e leggera del racconto di Carroll. La compagnia di New York ha scelto di ambientare la storia in un ospedale dei primi del Novecento. Appena entrati, ai 15 visitatori (tale è il limite di pubblico ammesso per spettacolo) viene offerto un cordiale e la possibilità di esplorare uno studio medico fitto di referti e medicamenti. Non trascorre molto tempo prima che i partecipanti vengano divisi e che ad ognuno venga offerta un’esperienza diversa. Io sono stata condotta in uno studio pieno di scritti e di misteriosi almanacchi che nascondono, all’interno, medicinali. Mentre ero ancora intenta a perlustrare lo studio, uno dei personaggi più esuberanti del cast mi ha mostrato come dipingere una rosa, al che è seguito l’incontro con Lewis Carroll, che mi ha chiesto di scrivere per lui una lettera sotto dettatura.
La rappresentazione di Tom Pearson non fa che aggiungere fascino alla figura controversa, tuttora densa di mistero e fonte di molte speculazioni come è stata quella dello scrittore sia in vita che dopo la morte. È stato molto suggestivo, poi, parlare con Alice, un’attrice dolcissima che ha offerto un’interpretazione incantevole della protagonista del romanzo e che, assieme agli altri interpreti, ho apprezzato per via di una qualità imprescindibile eppure non sempre presente a teatro: il cast di Then She Fell ascolta davvero. Interagisce sia all’interno che col pubblico “modificando” le proprie reazioni a seconda di ciò che riceve. E davvero mi è parso che tutti fossero all’altezza del compito: dalla Regina Bianca – che ha regalato a me e ad un altro visitatore una bellissima favola della buona notte – e la Regina Rossa – che ci ha reso partecipi della sua vestizione – al Cappellaio Matto, una ragazza a cui si deve il momento in assoluto più esilarante della serata, una cerimonia del the degna del più geniale nonsense di Carroll. Una delle ragioni di seduzione di questo viaggio fantastico risiede nella varietà di emozioni che si riesce e sperimentare nell’arco di un così breve tempo: lo stupore e un sentore di vago disagio iniziali, derivanti dall’inaspettata sorpresa di trovarsi in un sanatorio, il rapimento, il senso di spaesamento nel non conoscere cosa ci attenda e dove verremo condotti, la curiosità, e il puro senso del divertimento. A fine serata mi è stata donata una lettera di Carroll e una poesia tratta da Through The Looking Glass, che custodirò gelosamente per me. E, tornata a casa, ho tentato di decifrare il volto allo specchio.
Twitter: claudia_pulchra