La primavera di Jeanne D’Arc, nuova vita all’eroina
Andrà in scena domenica 23 novembre al Teatro Centrale Preneste, La primavera di Jeanne D’Arc. L’incontro tra una ragazzina, Jeanette, e la sua eroina, Giovanna D’Arco è il tema intorno al quale si sviluppa la storia. Lo spettacolo è firmato dalla regia di Fiona Sansone e dalla drammaturgia di Flavia Gallo ed è interpretato da Giulia Viana e Laura Nardi. Sarà quest’ultima a rispondere alle nostre domande sullo spettacolo.
Il titolo suggerisce che lo spettacolo sia l’occasione per una nuova primavera per il personaggio storico di Giovanna D’Arco. In che modo?
La primavera è intesa come una nuova possibilità, una nuova chance per l’inizio di una vita differente. Lo spettacolo infatti si sviluppa a partire dall’ipotesi che l’eroina sia scampata al rogo, come sostenuto da Teresa Buongiorno nel libro Giovanna D’arco, la ragazza dal vestito rosso, nel quale l’autrice immagina – e non solo, visto che sono diversi gli storici che la pensano nello stesso modo – un epilogo diverso per la storia di questo personaggio.
Come hai sottolineato, la drammaturgia, curata da Flavia Gallo, è stata ispirata anche dal romanzo di Teresa Buongiorno. In che modo lo spettacolo si avvicina a questo testo?
Lo spettacolo si avvicina al libro proprio nel presupposto che Jeanne non sia morta nel rogo. Così affrontiamo un’ipotesi: “Come si misura Jeanne D’Arc spogliata della sua veste eroica con la quotidianità? Chi potrebbe essere la Jeanne che non é morta nel fuoco? E a partire da ciò: chi sono gli eroi oggi? Solo quelli che hanno posto “in cielo tra gli eroi antichi” o anche e meglio “quelli di cui nessuno conosce la storia… che vivono di una luce immensa in terra, perché qui difendono, custodiscono, proteggono”?
In questa rappresentazione c’è un’idea di eroismo quasi quotidiano, un eroismo che si spiega bene anche ai bambini. Avete scritto che “Ad un ragazzino che sente una voce noi vogliamo suggerire di girarsi”, quindi non di diffidare e difendersi, ma di andare incontro coraggiosamente al proprio destino. Perché?
Jeanne sentiva una voce, quella voce, che é una voce di coscienza, lei l’ha seguita. È questo il messaggio che con il nostro spettacolo cerchiamo di trasmettere. La coscienza ha una voce che parla ad ognuno di noi. Difficile é non sviare il proprio cammino e avere il coraggio di riconoscerla e capire cosa vale la pena di difendere nel nostro mondo.