La Cassazione dice no alla maternità surrogata. Una coppia di Brescia, infatti, ha perso la prima causa approdata alla Suprema Corte per ottenere il riconoscimento di un figlio nato in Ucraina da una madre surrogato – adesso irrintracciabile – nel 2011. Secondo gli ermellini, l’Italia non riconosce la pratica della «fecondazione extracorporea» e «l’ordinamento italiano, per il quale la madre è colei che partorisce, contiene un espresso divieto, rafforzato da sanzione penale, della surrogazione di maternità, ossia della pratica secondo cui una donna si presta ad avere una gravidanza e a partorire un figlio per un’altra donna». Per i giudici supremi, è come se il bambino fosse «figlio di nessuno» e deve essere affidato ad una famiglia adottiva.
I coniugi bresciani erano stati fermati di ritorno dall’Ucraina, spacciandosi per i genitori naturali del bambino; dalle indagini, però, è emerso che nessuno dei due era in grado di procreare e entrambi sono stati denunciati per frode anagrafica.