Libri: Oltre il fiume di J.R. Moehringer

Sono trascorsi poco più di dieci anni dalla pubblicazione negli Stati Uniti; quattordici esatti dal conferimento del prestigioso premio Pulitzer per il giornalismo di approfondimento e di costume (feature writing). Con la traduzione di Giovanni Zucca per l’editore Piemme nella collana Voci il pregevole reportage di J.R. Moehringer, già noto ai lettori come coautore di Open, la celebre autobiografia di André Agassi, approda anche nelle librerie italiane. Oltre il fiume è il titolo di questo testo esile e profondo nato da un lavoro d’inchiesta che ha tenuto impegnato l’autore – allora corrispondente da Atlanta per il Los Angeles Times – per ben due anni durante i quali ha avuto modo di penetrare con lo sguardo e lo spirito uno degli «angoli più segregati d’America»: Gee’s Bend — minuscola enclave dove il fiume Alabama che la circonda quasi per intero disegna «nella terra color caramello» un penisola a forma di U. Lontano dal ribollire della modernità, nell’isolamento di questo piccolo villaggio dove «gli schiavi si sono fatti conquistatori», Mary Lee Bendolph, con il suo corpo segnato dalla sofferenza si racconta, dando voce attraverso la sua storia a quella del suo popolo in grado «come un clan regale fiero della propria capacità di affrontare la solitudine». Malata e gravata da incombenze familiari come l’accudimento dei nipoti, della madre colpita dall’Alzheimer e del fratello Raymond, Mary Lee attende di vedere l’inaugurazione della prima tratta del traghetto locale, così come è stato annunciato da molto tempo; ignara dell’impatto che tale evento avrà su tutta la comunità.

L’imbarcazione su iniziativa di quello che un tempo era stato uno dei più fervidi segrazionisti, tale Curl, sta per essere ripristinata e con lei la libertà per i benders di raggiungere in breve tempo Camden, luogo dove potersi rifornire delle necessità primarie ma anche spazio popolato dall’uomo bianco di cui gente come Mary Lee ancora fatica a fidarsi. È questo lo sfondo che assegna un enorme significato al ritorno dell’amato e odiato traghetto in grado di portare a compimento il cammino dei neri di Gee’s Bend verso un riscatto da cui nascerebbero numerose possibilità per le generazioni future, seppure a prezzo di una inevitabile contaminazione con la popolazione bianca. Crossing Over, recita d’altra parte il titolo originale dell’opera; locuzione che in ambito scientifico descrive l’incrocio di due patrimoni genetici come quello maschile e quello femminile, risultato di una selezione naturale che mira all’evoluzione di una specie. Ma il cuore di Mary Lee dopo aver attraversato i molti volti della tragedia non scorge in tale avvenimento i segni di un radioso futuro ma solo l’incertezza di un radicale cambiamento che nemmeno la sua preveggenza onirica è in grado di interpretare. Ed è a partire da questo commovente limbo in cui è confinata che comincia a chiudersi l’ennesimo cerchio della sua vita (forse l’ultimo), disegnato dal compasso di Moehringer per mezzo di una avvolgente narrazione.

J.-R.-Moehringer