Paolo Gentiloni si è ormai assestato sull’incandescente poltrona lasciata vacante da Federica Mogherini alla Farnesina e si appresta a dettare il suo passo nelle tante questioni roventi che impensieriscono il suo ministero. In particolare seguiamo le sue mosse nelle terre messe a ferro e fuoco dal califfato.

Rispetto al suo predecessore Mogherini, Paolo Gentiloni ha un background più marcatamente filo-americano, il che vuol dire che le pressioni di Washington, che ci chiede maggiore coinvolgimento nella lotta contro l’avanzata dell’Isis, avranno da oggi più presa. Nella guerra ai jiahdisti gli Stati Uniti ci chiedono uno sforzo in più del semplice invio di qualche arma ai curdi, caldeggiando la partecipazione italiana ai bombardamenti e il rafforzamento della presenza a terra di “addestratori” militari in Iraq. Di queste istanze il nuovo ministro degli Esteri, che è anche presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare, sicuramente terrà conto.

Le posizioni di Gentiloni, giornalista ed esperto comunicatore, in materia di politica estera non erano del resto un mistero anche prima della sua nomina. Lo scorso 18 ottobre scriveva su Twitter: «Grazie ai combattenti curdi Kobane resiste. L’Isis non è invincibile se cresce il sostegno internazionale ai curdi». In un commento scritto su “Europa” lo scorso 23 settembre il neo ministro si è mostrato in pieno accordo con Barack Obama in materia di contrasto dell’azione dei miliziani islamici e ha dichiarato: «Bisogna dare all’azione della coalizione un respiro strategico e una dimensione non solo militare. Per evitare il rimpallo di accuse (voi europei siete teneri con Teheran, e voi americani siete acritici con l’Arabia saudita e con il Qatar), e scongiurare il ripetersi di abbagli ed errori compiuti negli ultimi anni nella regione».

Sul groppone del ministro filo-americano e filo-israeliano pesa inoltre la questione palestinese, irrorata dal continuo rischio di una Terza Intifada. Ora che la Svezia ha deciso di riconoscere lo Stato di Palestina e altrettanto si appresta a fare la Gran Bretagna, quale posizione prenderà Gentiloni? E in Ucraina, dove la Mogherini aveva cercato di tenere in equilibrio i nostri rapporti tra Ucraina e Russia, come si muoverà l’amico degli Stati Uniti? In attesa delle mosse del nuovo inquilino della Farnesina su terreni tanto instabili, assistiamo alla sua prima azione: la telefonata di rito ai due marò. Sperando non sia davvero questo il punto in cima alla sua agenda.

Gentiloni

Twitter: @Fra_DeLeonardis