Dal 31 ottobre 2014 fino al 15 febbraio 2015 alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma sarà possibile ammirare la straordinaria mostra dal titolo Secessione e Avanguardia, tesa e raccontare il fermento artistico, con tutta la sua carica innovativa, di quel decennio immediatamente precedente la prima guerra mondiale. Sebbene si tratti di un periodo relativamente breve, pervaso da evidenti conflitti politici ed ideologicamente marcato, dove comincia a farsi strada un certo nazionalismo pure molti artisti e critici riflettono sui temi, allora in voga, di modernità e avanguardia. Terminato l’Ottocento, secolo della belle époque e di una illimitata fiducia nel progresso, una nuova generazione di artisti in netta polemica con l’ingessato e conservatore sistema ufficiale delle esposizioni (le mostre degli Amatori e Cultori di Roma, le Biennali a Venezia) permeato da criteri selettivi esclusivisti, si batte per conquistare nuovi canali espositivi dove poter lasciar uscire autonomamente la propria libertà espressiva.

Ecco dunque che come era avvenuto a Monaco a Berlino e a Vienna, alcuni giovani artisti italiani hanno scelto di aggregarsi «nel comune segno della secessione sia interpretata, alla lettera, come separatismo, divisione netta a antagonistica, sia come manifestazione che raccoglieva le forze più innovative intorno a concetti modernisti, ma in cui non tardarono a penetrare elementi di avanguardia».
Sono oltre 170 le opere presenti in questa affascinante retrospettiva collocate nelle quindici sale che compongono il suo lungo percorso; provengono dalle collezioni di tutta Europa come a sottolineare il forte internazionalismo che investe l’arte italiana di quel periodo tanto complesso ed in cui traspare un profondo desiderio di rinnovamento in campo culturale. La mostra si apre con il bellissimo fregio decorativo di Edoardo Gioia, L’Italia vittoriosa con la Forza e con l’Intelligenza, realizzato per il Padiglione delle Feste all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. L’iconografia come lo stesso titolo dell’opera mira a celebrare la «supremazia del popolo», testimoniando un crescente nazionalismo preludio del futuro ingresso in guerra del Paese. Nelle sale contigue si fa un passo indietro nel tempo, più precisamente in quel 1905 quando Boccioni e Severini allestiscono nel foyer del Teatro Costanzi di Roma la prima Mostra dei Rifiutati in cui vengono esposte tutte le opere che erano state escluse dalla annuale rassegna degli Amatori e Cultori.
Seguono, come simbolo di estrema denuncia delle condizioni di arretratezza delle classi più povere, gli studi preparatori del Quarto stato di Pellizza da Volpedo e l’appassionato ritratto che Giacomo Balla dedica a Tolstoj con alle spalle un aratro vagamente futurista.

Le sezioni successive offrono allo spettatore «una vasta panoramica sulle ricerche più avanzate in Europa» a partire da fine Ottocento con opere di Von Stuck, Hodler, Klimt con il suo stupendo Girasole vestito di foglie e Minne, fondatori di quelle associazioni alternative alle accademie che a Monaco, Berlino e Vienna prendono il nome di Secessione e a cui parteciperanno gli italiani Medardo Rosso e Segantini, ai quali solo con molto ritardo in patria sarà riconosciuta la loro modernità. Ne La preghiera di Felice Casorati (1914) e nel Convegno mistico del muranese Vittorio Zecchin (1913-14) si riscontra inoltre la chiara influenza klintiana protagonista alla Biennale e al centro del Padiglione Austriano per l’Esposizione internazionale a Roma.
Decisamente suggestive sono alcuni lavori di Balla in cui emerge lo sforzo dell’autore di «sintetizzare luce e velocità in forme triangolari che si intersecano» (Compenetrazione iridescente n.7, 1912) e in cui appare una sapiente scomposizione del colore ormai lontana dagli esiti del cubismo; anche nello stesso Manifesto della secessione che sarà poi sostituito da quello di Terzi sono presenti queste piccole iridi. Presto l’incondizionata devozione per la modernità porterà i futuristi a rompere con la Secessione incapace di abbracciare fino in fondo le istanze antipassatiste dell’avanguardia. Le opere di Severini e di Balla e le modernissime metropoli progettate da Sant’Elia (Edificio industriale, 1913) descrivono la «portata rivoluzionaria delle sperimentazioni futuriste» legate da una dinamica ricerca iconografica in cui il soggetto dominante è la modernità,
È doveroso ricordare che l’esposizione curata magistralmente da Stefania Freezzotti fa parte del Programma ufficiale delle commemorazioni per il centenario della Grande Guerra della Presidenza del consiglio dei Ministri.

Gustav-Klimt-Il-Girasole