Un Puzzle che continua a girare è quello che è tornato a Roma e che andrà in scena fino al 19 ottobre al Teatro Quirino. Dopo il grande successo che lo porta in giro da circa due anni, non solo in Italia ma anche in Olanda, Turchia e Brasile, tutti i pezzettini del puzzle si scompongono e ricompongono ancora attraverso i corpi dei sette ballerini (quattro donne e tre uomini) della compagnia Kataklò, in uno spettacolo che è danza e acrobazia, un po’ esercizio atletico un po’ circo, un po’ teatro un po’ illusionismo. Ma, come in tutti i puzzle, non si può che partire dal contorno, dalla cornice. Puzzle è uno spettacolo ideato e diretto da Giulia Staccioli, fondatrice della compagnia con una carriera da ginnasta ritmica e ballerina dei Momix: esperienze che ha portato in Kataklò, insieme alla sua idea di coinvolgere direttamente i suoi ballerini nella creazione dello spettacolo per trasformare l’intero processo artistico, dalla possibilità di esprimersi alla realizzazione del gesto finale, in un intreccio collettivo, un Puzzle di singole idee, di toni e di corpi che si incontrano. Puzzle è composto dunque da coreografie storiche della compagnia insieme a nuove ideazioni dei danzatori, tra cui quella di ZaMagA (Maria Agatiello e Marzo Zanotti, danzatori Kataklò) e quelle di Benedetti (ex componente della compagnia).

Ecco, allora, le singole tessere del puzzle, tutte diverse, ognuna con i suoi colori e le sue forme, ma tutte con un modo d’incastrarsi alle altre: quasi venti coreografie, con scene e musiche differenti, attrezzi che cambiano costantemente. Una continua danza atletica o un’atletica che danza, su un palco che i ballerini in alcuni momenti dipingono di colori usando i loro corpi come pennelli e in altri trasformano in un gioco di bianco e nero. Ogni piccolo tassello a sua volta è fatto da corpi che si intrecciano, spesso in duetti, altre volte in vere composizioni corali. Gli intrecci avvengono anche con i più svariati strumenti di scena: dai nastri della ginnastica ritmica agli scatoloni che nascondono i ballerini, dalla panchina della metropoli alla pertica intorno a cui sembra sparire la gravità, dagli attrezzi colorati del circo fino ad arrivare agli sci con cui si sfidano le logiche dell’equilibrio.

Protagonista è senz’altro la bellezza del movimento in tutte le sue declinazioni: l’armonia e la leggerezza della danza che sembra volo, la potenza dei muscoli e la forza che si oppone al peso, l’ironia dei corpi che sanno farsi gesti. Questa, forse, la figura che alla fine compongono i pezzi di Puzzle, figura che a sua volta è, in tutti i sensi, in movimento. E le tradizioni di questa compagnia italiana (che diventano più evidenti quando ascoltiamo canzoni popolari come quella che fa da sfondo alla coreografia delle biciclette) sono allo stesso tempo pronte ad aprirsi a immagini diverse, ad altalene erbose viventi e a bozzoli dall’atmosfera fatata: simbolo importante di una realtà che supera, e con grande successo, la prova dell’estero.

Twitter: @CardinaliRob 

Quando-la-danza-si-fa-puzzle2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *